La comunità internazionale oggi celebra la 44esima giornata dedicata ai Rom e ai Sinti, due diverse etnie di quelli che comunemente vengono chiamati zingari. Popoli dalla storia e dalla cultura secolare troppo spesso considerati portatori di ogni forma di degrado e criminalità nelle nostre città. Molti non sanno che questi godono di uno status internazionale, frutto del riconoscimento da parte delle Nazioni Unite della International Romanì Union, riunitasi per la prima volta l’8 aprile (da qui la ricorrenza) del 1971.
L’Iru si presenta come organizzazione non governativa e territoriale che rappresenta i rom in tutto il mondo. L’ente si è dotato di un inno trasnazionale (“Gelem Gelem” composto da Janko Jovanovich) e da una bandiera a bande orizzontali, con l’azzurro, colore del cielo, in alto, il verde in basso e una ruota rossa al centro, simbolo del nomadismo. Dal 79 l’Iru rappresenta all’Onu, con potere di consultazione Rom, Sinti, Kalè, Manouches e Romanichals.
Insediatisi in Italia a partire dal 1400, gli “zingari” sono la minoranza storica più svantaggiata e più stigmatizzata, nonostante gli obblighi internazionali e comunitari e gli interventi di numerose organizzazioni internazionali, come il Consiglio d’Europa, l’Osce e l’Unione europea. La partecipazione di Rom e Sinti alla vita collettiva con il proprio contributo umano e culturale è fondamentale per superare l’esclusione, la marginalizzazione di un popolo che ha attraversato secoli di discriminazione, fino allo sterminio razziale nei campi nazisti. In occasione della celebrazione l’associazione 21 luglio presenterà oggi il primo rapporto nazionale sulla condizione di rom e sinti in Italia.