Da villa-simbolo del clan camorristico dei Casalesi – che l’avevano costruita a immagine di quella del gangster Manero nel film “Scarface” – a Centro Riabilitativo per la salute mentale in favore dei più deboli. E’ questa la “radicale trasformazione” della villa di della famiglia Schiavone, il cui capoclan Francesco detto “Sandokan” è in carcere da anni.
Acquisita dallo Stato 23 anni or sono, la villa di Casal di Principe verrà ora trasformata, grazie ai fondi regionali, in un importante punto di riferimento per quanti hanno un familiare con problemi mentali. La conclusione dei lavori è prevista per domani, lunedì 30 gennaio, e vedrà la presenza di Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, di Mario De Biase, direttore generale dell’Asl Caserta, di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac e dei tre magistrati che ne disposero la confisca: Maria Vittoria Foschini, Diego Marmo e Francesco Cananzi (oggi al Csm).
Le operazioni di recupero e di valorizzazione del bene sono state affidate dagli amministratori del Comune di Casal di Principe già nel 2003 ad Agrorinasce, il Consorzio che gestisce i beni confiscati. A partire da quella data, è cominciato l’iter per la ricerca fondi conclusasi solo nel 2007, quando è stato siglato l’Accordo di Programma per 1,5 milioni di euro tra l’Asl di Caserta (in qualità di soggetto gestore) la Seconda Università di Napoli (stazione appaltante) la Facoltà di Architettura di Aversa (progettista) il Comune di Casal di Principe (proprietario del bene) e la Regione Campania (soggetto finanziatore attraverso l’utilizzo dei fondi per le aree sottoutilizzate).
“La villa – spiega Giovanni Allucci, a.d. di Agrorinasce – ora è un simbolo del contrasto alla camorra attraverso la confisca dei beni patrimoniali, ma nel futuro dovrà diventare un simbolo nel riutilizzo sociale e pubblico dei beni confiscati alle mafie”.