Continua l’odissea dell’accordo sul nucleare tra Iran e i 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania). Un nuovo stop delle trattative prevede che i colloqui, sul “controverso” piano per l’uso dell’energia nucleare a Teheran, riprendano il prossimo febbraio, con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro il 30 giugno. Ma fonti diplomatiche di Ginevra hanno riferito che i progressi raggiunti sono “limitati”. Anche il negoziatore francese Nicolas de la Rivière ha dichiarato che “il clima era buono, ma non penso che siamo andati molto avanti”. “Stiamo tentando di colmare le differenze tra le due parti”, ha commentato il vice ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi. I sei “big2 e l’Iran dovrebbero stilare un accordo politico che porti al controllo del programma nucleare di Teheran e a una riduzione dei processi di arricchimento dell’uranio. In cambio l’Iran otterrebbe la cancellazione delle sanzioni.
L’incontro dello scorso 14 gennaio, avvenuto tra il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro iraniano degli esteri Javad Zarif, non ha prodotto effetti particolarmente positivi per il programma nucleare iraniano, ma è stato particolarmente significativo l’accordo sul nucleare stenta a prendere forma, ma sembra aver segnato un passo importante per ricucire lo strappo tra Iran e Usa. Infatti le relazioni diplomatiche tra i due Stati erano in crisi da quando, nel 1979, 52 membri dell’ambasciata statunitense a Theran furono presi in ostaggio durante una fase della rivoluzione iraniana.