Norme antipirateria, il Tar rimanda alla Corte Costituzionale

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Prima dell’estate, una serie di associazioni per i consumatori – quali Altroconsumo, Movimento Difesa del Cittadino, Assoprovider e Assintel – avevano impugnato di fronte al Tar del Lazio il nuovo regolamento antipirateria firmato dal Garante delle Comunicazioni (Agcom): lo ritenevano “inopportuno, infondato e anticostituzionale, ideato dall’Autorità per mezzo di una procedura illegittima e ingiusta”, in quanto prevedeva un esercizio di repressione ed eliminazione di dati sul web senza alcun ricorso alla Magistratura, come invece implicano il nostro Ordinamento e la nostra Costituzione. E sembra che chi ha presentato il ricorso avesse ragione: il regolamento infatti, secondo una sentenza emanata venerdì dal Tar del Lazio, è da far varare attentamente dalla Corte Costituzionale. “Il Tribunale Amministrativo conferma la legittimità dell’impianto regolamentare del provvedimento Agcom – si legge in una nota – ma il rinvio alla Corte servirà a valutare i profili di costituzionalità delle leggi che attribuiscono il potere all’Autorità”.

Secondo le associazioni di categoria questo è solo “l’inizio della battaglia”. Un inizio che, tuttavia, vede “scongiurata l’ipotesi che anche in Italia, come avviene in Paesi molto meno democratici del nostro, sia possibile per consumatori e utente trovarsi cancellati i propri siti internet senza che sia neppure comunicata loro l’esistenza di una procedura amministrativa di tipo sanzionatorio a loro carico”.
“Altroconsumo – si legge in un comunicato – auspica che sia adottata a breve una riforma del diritto d’autore più armonica ed equa, che privilegi il risperro dei diritti dei consumatori nel nuovo contesto digitale e rilancio lo sviluppo del mercato legale”.

A questo punto, sostengono le associazioni, “sarebbe bene che il Parlamento si esprimesse al riguardo perché se da una parte Agcom ha le sue responsabilità in ciò che sta succedendo, dall’altra la politica ha preferito non preoccuparsi della questione per evitare effetti collaterali sul consenso dei cittadini”.

 

 

 

Mattia Sheridan: