Ciò che il 2014 ha evidenziato è l’incapacità italiana di ragionare in maniera integrata. In Italia manca la cultura – e spesso le competenze e le strutture – per proteggere la nostra economia: dai sussulti geopolitici, ma anche dalle frodi, dalla violazione dei brevetti e dei copyright, da una concorrenza non sempre propriamente corretta, dalle infiltrazioni criminali. Queste strutture votate alla sicurezza del business dovrebbero comunicare con le istituzioni competenti in materia, coordinandosi per proteggere realmente gli interessi italiani in patria e all’estero.
Se poi si riuscisse (utopia!) a coordinarsi anche con Francia e Germania, forse, allora, l’Ue potrebbe tornare ad avere quel ruolo di ago della bilancia che la Storia gli ha assegnato fino ad un decennio fa. Difendere gli asset economici all’estero, difendere anche le PMI che in mercati esteri come quello delle ex repubbliche sovietiche hanno uno sbocco necessario per l’uscita dalla crisi del nostro paese.
Tutelare l’economia anche attraverso la politica estera e dei processi decisionali strutturati appositamente per questo; guardiamo un attimo all’ultimo triennio: le primavere arabe cosa sono state? La Libia, tradizionale partner economico dell’Italia, è in completa anarchia, e le nostre aziende ivi impegnate non solo registrano perdite economiche, ma talvolta anche ingenti danni a strutture e personale. La Siria, altro partner commerciale, è ben peggio: martoriata da una guerra civile in cui i gruppi più estremisti si sono impossessati di ingenti forniture militari statunitensi originariamente destinate ad un’opposizione paraliberale che oggi non esiste più. L’epopea di Maidan si è tramutata in una guerra civile in cui quello che vorrebbe essere uno stato sovrano ha – primo caso nella storia – un governo composto da tre ministri stranieri.
Per ottenere questo splendido risultato, l’economia è stata uccisa da sanzioni che giornalmente disintegrano aziende e famiglie. Ad oggi finanza e agenzie di rating sono il proseguimento della guerra, questo è palese ai più; Italia e Unione Europea devono sviluppare delle politiche difensive integrate e dinamiche. La soluzione è in realtà a portata di mano: creare la cultura, le strutture e i processi volti a proteggere davvero gli interessi del Paese, a livello istituzionale e a livello aziendale, smettendola di sottostare a sudditanze psicologiche post guerra fredda. Prima ancora di rilanciare la nostra economia, anzi, per farlo, dobbiamo imparare a proteggerla.
Alessandro Vivaldi
Analista economico
(www.agatos-syntagma.it)