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“NEYMAR? GLI SCANDALI DEL CALCIO SONO ALTRI”

Alla fine l’agognata ufficialità è arrivata: Neymar è un nuovo giocatore del Paris Saint-Germain. Quella che è stata definita la “trattativa del secolo” è finalmente giunta in porto, nonostante l’impasse delle ultime ore fra la lega spagnola e quella francese, mettendo la parola fine a una vicenda destinata a lasciare un segno profondo nel mondo del calcio. Quello messo a segno dal club francese è stato infatti un colpo senza precedenti: già dalle prime indiscrezioni circolate in merito al possibile addio al Barcellona dell’asso brasiliano, l’eco dei milioni che i parigini avrebbe dovuto sborsare per lui ha rimbalzato a ritmo di record tra l’opinione pubblica. Duecentoventidue milioni da versare per saldare la clausola risolutoria, una cifra astronomica che ha polverizzato qualsiasi acquisto “top” degli anni passati, da Cristiano Ronaldo a Bale, da Pogba a Higuain. In effetti, il mondo del calcio moderno non è nuovo al confronto con cifre “folli” investite da pochi eletti per giocatori di livello assoluto, tanto da rendere quasi un habitué avere a che fare, praticamente a ogni nuova sessione estiva del calciomercato, con trattative faraoniche per uno dei cosiddetti “top player”. Resta il fatto che, finora, nessuno aveva mai osato sborsare più di 200 milioni per un calciatore, una circostanza che non può lasciare indifferenti. E, in relazione non solo all’affare Neymar ma anche sullo stato attuale del calcio europeo, si è espresso a In Terris l’avvocato Dario Canovi, fra i primi e più importanti procuratori sportivi, nonché osservatore attento dell’evoluzione calcistica dei tempi moderni.

Avvocato Canovi, innanzitutto una sua impressione, da procuratore, sulla trattativa Neymar…
“Io sono una voce fuori dal coro. Penso che se l’emiro del Qatar si fosse comprato a 300 milioni un Van Gogh nessuno avrebbe avuto niente da ridire: è un uomo che può spendere quelle cifre. Invece di un Van Gogh ha ingaggiato un giocatore per la sua squadra, immettendo nel mondo del calcio 200 milioni di euro, facendo felice la Lega francese (perché con Neymar il campionato nazionale varrà molto di più in termini di diritti televisivi) e i tifosi del Paris Saint-Germain (sicuramente ci saranno sicuramente molti più turisti a Parigi di quanti già non ce ne fossero). Inoltre questi soldi, come sempre avviene, saranno poi sparsi nel mondo del calcio, oltre a fare ricchi il fisco spagnolo e francese. Non è che i due Stati non saranno felici da questa trattativa, perché ne guadagneranno. A questo aggiungiamo che il Psg non ci ha rimesso nulla, avrebbe la squadra molto più forte (potrà essere considerata una delle favorite per la vittoria della Champions) e, dulcis in fundo, non spendendo nulla potrebbe rafforzare ancora la sua squadra”.

Ripercussioni?
“Ovviamente è un fenomeno a cascata, perché il Barcellona ha perso un giocatore importante (a mio avviso fra i 3-4 che fanno davvero la differenza) e spenderà quei soldi perché non potrà non prendere un grande campione: innanzitutto dal punto di vista dell’immagine nei confronti dei tifosi poi, da un punto di vista tecnico, dovrà rinforzarsi perché quella di Neymar non è una partenza qualsiasi. E i soldi spesi andranno nel mondo del calcio. Mi scandalizzavano molto di più i 150 milioni di Pogba perché, secondo me, pur essendo un campione non fà la differenza. Neymar invece sì: il Psg, con lui, potrà vincere non solo in Francia ma essere un rivale pericoloso anche in Europa. E’ chiaro che si parla di cifre enormi ma a me lasciano perplesso più i 58 milioni per Mendy”.

Affari come quelli da lei citati, possono limitare l’ascesa di club che costruiscono ‘dal basso’?
“Assolutamente sì. Questo ormai è un calcio per ricchi, purtroppo, ma non da ora. Il Milan ha speso non so quanti milioni, i due Manchester lo stesso e così via. E’ inutile illuderci o che l’Uefa si scandalizzi: ci stiamo sempre più avvicinando a quello che è un supercalcio, dove ci sono 10-15 squadre nel mondo che potranno permettersi i grandi campioni mentre il resto starà a guardare gli altri vincere. Ma questo non da ora: mi scandalizza di più quanto guadagnato da Raiola perché sono usciti dal mondo del calcio. Come escono dal mondo del calcio quelli che vanno a finire nei fondi di investimento. Quelli dello sceicco sono soldi che rimangono, anzi, che sono entrati nel calcio perché vengono da fuori. Io sono molto più felice dei 200 milioni che l’emiro del Qatar ha immesso che non delle decine di milioni che escono e vanno a finire nei fondi o in mano ai procuratori. Io credo che la Fifa e l’Uefa fanno norme contro queste cose ma fanno finta di non vedere che esistono i fondi. Basterebbe aprire i giornali per vedere i dirigenti dei più importanti club girare con i responsabili dei fondi, o procuratori che detengono anche i diritti economici dei giocatori. Lì, però, non ci si scandalizza e questo è ipocrita”.

Alla luce di questo, la norma del fair-play finanziario non funzionerebbe…
“Il fair-play? Secondo me è una sciocchezza. Cosa fai, ora? Impedisci al Psg di prendere Neymar? Non sono mica soldi suoi. Impediresti all’emiro di comprarsi un Caravaggio? Non puoi, e così per Neymar. Che sia un mondo del calcio per ricchi non lo sappiamo da adesso e non saranno certo le norme del fair-play a sistemare le cose”.

Nel mondo del calcio per ricchi, dunque, il rischio è di perdere il senso sportivo…
“Il senso sportivo ce lo siamo persi da quindici anni. Uno dei segni più evidenti della crisi etica nel mondo del calcio è nell’abolizione dell’albo dei procuratori con la quale si consente a chiunque di fare questo lavoro, in qualsiasi maniera e senza regole. Un procuratore può svegliarsi la mattina e dire ‘il mio giocatore non andrà all’allenamento’ o, ‘il mio giocatore ha trattato con questo club’. Il Barcellona, non più tardi di 3-4 mesi fa, è andato a trattare col procuratore di Verratti ben sapendo che era un calciatore del Psg e senza clausola liberatoria. Non esiste più etica nel mondo del calcio, ha ragione Zeman, e non esiste da 15 anni. Già prima non era un mondo che splendesse per senso etico, però certi principi c’erano e si facevano valere. Se facevi la mia professione dovevi farla in una certa maniera. Adesso non ci sono né regolamento né albo, basta che vai in Federazione, versi una quota e dici di essere una persona per bene. Non solo nel calcio di alto livello ma anche in quello minore. Soprattutto laddove esiste malavita organizzata, bisogna stare molto attenti. Non lo dico io ma già l’anno scorso, il procuratore generale della Corte di Cassazione ha detto che la malavita organizzata è entrata nel mondo dello sport. E il metodo più semplice di entrare è proprio questo: attraverso i procuratori o presunti tali”.

E questo vale anche per il calcio giovanile?
“Soprattutto per il calcio giovanile. Ho scritto una lettera al presidente della Fifa e mi ha risposto con una missiva in cui dice tutto e niente: chiedevo se si rendessero conto di cosa stesse succedendo con l’abolizione dell’albo. La prima cosa da fare era reintrodurlo perché ci vogliono norme anche in questo. Al Sud sta accadendo di tutto perché la malavita organizzata compra la procura di alcuni calciatori riciclando denaro. E’ un meccanismo pericolosissimo, perché se ho 30-40 calciatori, ad esempio nei gironi meridionali della Serie C, posso fare di tutto: illeciti, combine. Questo succede e succederà ancora”.

E’ importante, quindi, al di là del grande calcio, concentrare l’attenzione sullo sport “meno visibile”…
“Ovvio, per mancanza di regole, di controlli. Non controlla nessuno. Io so per certo che i procuratori comprano decine di procure a fasi. Ma perché? La risposta non è difficile, anche perché se vai a vedere chi sono ti accorgi che sono procuratori che agiscono borderline o a volte proprio dentro. L’acquisto di Neymar, lo ripeto, è un bene per il mondo del calcio. E’ chiaro che è una questione di misura: i 150 milioni di Pogba, non erano anche quello uno ‘schiaffo alla miseria’? E’ una valutazione abnorme anche quella, così come i 58 milioni del Psg per David Luiz. Oggi si parla di Mbappé: è sicuramente un grande giocatore in prospettiva ma se io sento parlare di 180 milioni per lui, allora quanto vale Cristiano Ronaldo? In un anno o due anni sarà come lui ma ancora non lo è”.

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