New York si mobilita per sostenere la candidatura della pizza a patrimonio Unesco

Logo Interris - New York si mobilita per sostenere la candidatura della pizza a patrimonio Unesco

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: New York si mobilita per sostenere la candidatura della pizza a patrimonio Unesco

Buongustai di tutto il mondo unitevi! E’ questo il grido che potrebbe accompagnare l’evento in programma il prossimo 20 gennaio a New York presso il ristorante Rossopomodoro a sostegno della raccolta di firme in favore del riconoscimento Unesco per la pizza napoletana. Questo prodotto della nostra tradizione culinaria potrebbe diventare presto patrimonio dell’umanità grazie alle sue caratteristiche procedure di lavorazione oltre che ai suoi ingredienti che, se scelti privilegiando la qualità, ne fanno un bene che non ha eguali nel mondo.

La pizza napoletana che nel mondo è ormai conosciuta come “pizza” per antonomasia ha delle caratteristiche inconfondibili che dal 5 febbraio 2010 l’hanno portata ad essere ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita della Unione europea. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite creata con lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni mediante l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione per promuovere “il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali quali sono definite e affermate dalla Carta dei Diritti Fondamentali delle Nazioni Unite.

La petizione candiderà la pizza al riconoscimento UNESCO come Patrimonio immateriale dell’umanità con notevoli vantaggi per l’Italia sia dal punto di vista dell’immagine del nostro paese nel mondo sia per motivi economici visto che la specialità partenopea sarà maggiormente tutelata nei confronti della falsificazione di quei prodotti cosiddetti “italian sounding”che danneggiano l’Italia in termini di fatturato e, quindi, di perdita di posti di lavoro nel settore del Made in Italy.

 

Autore Ospite: