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NEONATI ABBANDONATI, RIPARTE IL PROGETTO “CULLA PER LA VITA”

Riparte la “culla per la vita” di Palermo, grazie a un accordo tra l’Università, il Policlinico e il movimento per la vita. L’intesa permette di riattivare il servizio di accoglienza sanitaria per i neonati e di supporto per madri in difficoltà, che ha sede all’Istituto religioso delle Figlie della Carità di San Vincenzo, che era stato sospeso due anni fa, dopo essere stato gestito dal 2007 in collaborazione con l’assessorato regionale alla Sanità attraverso la centrale operativa del 118. I locali sono stati concessi a titolo gratuito alla Congregazione. L’intesa, di durata biennale, è stata firmata oggi dal rettore dell’Ateneo Roberto Lagalla, dal direttore generale del Policlinico Rosario Li Donni, dal presidente dell’associazione Movimento per la vita di Palermo, Maria Rosa Rao, dal presidente della Federazione regionale dei Movimenti e Centri di aiuto alla Vita della Sicilia, Giuseppe Petralia.

La “culla”, istituita nel 1998 dall’associazione per accogliere i figli delle donne che non possono o non vogliono tenere i loro figli, consente alle madri di lasciarli in un luogo sicuro che garantisce l’anonimato. La struttura infatti è dotata di un impianto di video sorveglianza collegato 24 ore su 24 con l’Unità di Terapia intensiva neonatale (Utin) del Policlinico. La telecamera inquadra solo il cuscinetto su cui viene riposto il neonato, dotato di sensori che segnalano tempestivamente al personale addetto la presenza di un bambino.

L’Università provvederà a effettuare gli interventi tecnici necessari a ripristinare le apparecchiature che consentono il collegamento audio-video tra l’istituto religioso e l’azienda Policlinico. E potrà inoltre fornire, secondo modalità che saranno successivamente concordate tra le parti, un supporto psicologico alle madri in difficoltà che lo richiedano espressamente. Il Policlinico si impegna a garantire anche attraverso il Servizio trasporto emergenza neonatale (Sten), il trasporto di emergenza del neonato eventualmente rinvenuto dall’Istituto religioso all’Utin o un’altra struttura sanitaria disponibile.

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