L’emergenza surriscaldamento globale non si arresta. Lo rivela la Nasa (Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche) l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti d’America e della ricerca aerospaziale.
Secondo l’Ente statunitense, infatti, nel 2016 la temperatura globale si è attestata a 1,1 gradi centigradi in più rispetto al XIX secolo, vale a dire rispetto ai livelli preindustriali (il periodo iniziato a partire dal Settecento in Gran Bretagna e diffusosi nell’800 in buona parte del mondo). Nel 2015, evidenzia la Nasa, era già stata raggiunta la soglia di 1 grado.
Un colpo pesante per la comunità internazionale che, alla conferenza Onu di Parigi sul clima svoltasi nel dicembre 2015, si era impegnata a mantenere l’aumento del termometro al di sotto dei 2 gradi centigradi, e possibilmente entro un grado e mezzo, entro la fine del secolo. Ma, a inizio secolo, siamo già a oltre un grado.
Le brutte notizie non finiscono qui. Se dal globale passiamo al locale, di questo passo l’Italia risentirà (entro il 2100) di un aumento di temperatura ben al di sopra dei due gradi preventivati.
Lo rivela il Wwf (World Wide Fund for Nature), l’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale più nota al mondo. Secondo l’Ong, i cambiamenti climatici in Italia saranno a dir poco “preoccupanti”. Le migliori e più avanzate elaborazioni dell’autorevole Centro Euromediteraneo per i Cambiamenti Climatici (Cmcc)”, indicano – nello scenario ritenuto più probabile – “un incremento della temperatura media in Italia pari a circa 3 gradi per la fine del secolo per l’intero territorio nazionale”.
“Se si considera l’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100) – scrive in un comunicato la ong ambientalista – l’aumento di temperatura giunge anche a circa 4 gradi nel nord-ovest della penisola italiana nel periodo estivo”. Nello scenario peggiore, inoltre, “l’aumento della temperatura media in Italia sarà invece di circa 6 gradi entro la fine del secolo”. “L’urgenza dell’azione anche nel nostro Paese è ormai è un obbligo civile e morale”, conclude il World Wide Fund for Nature.
Emergenza caldo evidenziata anche dalla Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti), la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana. Il 2016 – evidenzia la confederazione sorta nel ’44 – si è classificato al quarto posto tra gli anni più caldi di sempre, con una temperatura di 1,24 gradi superiore alla media del periodo. Per il calcolo, la Coldiretti si è basata sui dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) che rilevano le temperature dal 1800. Nella classifica degli anni più caldi dall’inizio dell’industrializzazione – e perciò dell’inquinamento atmosferico su larga scala – ci sono, nell’ordine, 2015, 2014, 2003 e 2016. Seguono il triste elenco: il 2007, 2012, 2001, 1994, 2009, 2011 e, infine, il 2000.
“Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici – scrive Coldiretti – che si stanno manifestano con un pesante impatto sull’agricoltura italiana, che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro. Si moltiplicano gli eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense, e il repentino passaggio dal sereno al maltempo”. “Siccità e bombe d’acqua con forti piogge a carattere alluvionale, ma anche gelate estreme e picchi di calore anomali si alternano lungo l’anno e lungo tutta la Penisola”. “Anomalie che si evidenziano anche in questi giorni – conclude Coldiretti – con l’Italia divisa in due, tra un nord dove è allarme incendi e siccità ed il centro sud che è seppellito dalla neve”.