Natale, la festa di Dio che sceglie di porre la sua dimora in mezzo agli uomini, di farsi piccolo per essere avvicinato con facilità da chiunque voglia sperimentare la sua misericordia. Natale è anche la festa della famiglia, del calore umano. Non solo regali, luci scintillanti, consumismo sfrenato ma quel “Natale cristiano” di cui ha parlato il Papa qualche giorno fa nella telefonata a una trasmissione televisiva, “come fu il primo, quando Dio sovvertì l’ordine del mondo all’insegna della piccolezza”.
Ma è Natale anche per chi soffre, per chi è solo, per chi, come i terremotati del Centro Italia, ha perso tanto e in qualche caso tutto, anche persone care. Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, dopo essere stato ausiliare a L’Aquila nel periodo della ricostruzione, è stato in prima linea tra la sua gente colpita dal sisma di agosto. Fin dalle prime ore, quando si recò a scavare tra le macerie, fotografato con gli abiti impolverati, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “straccio di Dio nella terra ascolana”. O, per dirla con Papa Francesco, “pastore con l’odore delle pecore”.
Eccellenza, come sarà il Natale dei terremotati?
“Sarà un Natale difficile, ferito, però curato dalla solidarietà e dalla vicinanza di tanta gente. Solidarietà che cercheremo di intensificare sul piano umano, spirituale e anche materiale”.
In che modo?
“La notte di Natale celebrerò la S. Messa in uno degli alberghi della costa che ospitano gli sfollati, il Domus Mater Gratiae a S. Benedetto del Tronto. Alcuni abitano lì, altri vi confluiranno da altri hotel e da Ascoli. Prima della celebrazione è in programma un concerto del maestro Giovanni Allevi e dopo festeggeremo insieme. Lo stesso avverrà il 1. gennaio e un altro momento comunitario importante è in programma il 3, quando tutti i sacerdoti della diocesi si ritroveranno insieme ai terremotati e pranzeremo insieme. Vogliamo che nessuno si senta abbandonato, perché è quello che ci ripetono più spesso: non lasciateci soli”.
Come sta reagendo chi è stato costretto a lasciare la propria casa, il proprio paese?
“Con grande dignità. Certamente, ora c’è grande aspettativa perché si metta in moto la macchina della ricostruzione. I marchigiani sono motivati dal fatto che sono gente concreta, vogliono tornare a lavorare. C’è un grande desiderio di normalità, anche se è comprensibile che in questa situazione ancora non è possibile”.
E le condizioni delle chiese e delle strutture parrocchiali?
“Come noto hanno subito un danno enorme, sia gli edifici di culto che le canoniche e gli edifici usati per le varie attività. E’ ovvio che lo sforzo principale ora è mettere in sicurezza le chiese che rischiano di crollare. Poi se possibile, dopo gli interventi necessari, riaprirle. Altre, con interventi definitivi, potrebbero tornare disponibili presto. Siamo ancora nella fase dell’emergenza e dunque si può usufruire delle norme di somma urgenza ma presto questa fase terminerà e pertanto è necessario pensare a progetti programmati per la ricostruzione che assicurino almeno una chiesa in ogni comune”.
Il Papa continua a starvi vicino…
“Senza dubbio. La sua vicinanza è dimostrata dai continui segni che ci fa giungere. Avremo modo di incontrarlo il 5 gennaio a Roma”.
Come vi state preparando?
“Nulla di speciale, stiamo raccogliendo le partecipazioni. Sarà una cosa molto semplice, incontreremo il Santo Padre nell’Aula Paolo VI e speriamo nel pomeriggio di poter celebrare la Messa nella Basilica di San Pietro”.
Qual è il suo messaggio per questo S. Natale?
“Il mio augurio è che porti tanta saggezza di pace nel cuore di tutti, che il Natale ci renda capaci di comprendere che i problemi degli altri sono i nostri problemi. Il terremoto ci ha dato una grande lezione: prima di tutto che dobbiamo rispettare la natura e poi che dobbiamo renderci conto che in un momento tutto può sparire e questo deve aiutarci a capire quelle che sono le cose realmente importanti, a cominciare dalle relazioni interpersonali, le relazioni tra noi da coltivare, da sanare e da costruire. Auguro un buon Natale a tutti i lettori di In Terris”.