Trentanove anni luce dal nostro Pianeta. Non certo una distanza abissale, astronomicamente parlando: eppure, per quanto incredibile possa sembrare, è la stessa lunghezza che intercorre fra la Terra e le sue nuove “sette sorelle”, individuate dalla Nasa in un altro sistema solare, inserito nella cosiddetta “fascia abitabile” della Via Lattea. Questi esopianeti “gemelli” della Terra (non certo i primi scoperti, ma decisamente i più speciali), sono stati identificati nell’ambito di una ricerca condotta dall’Università di Liegi, grazie anche all’utilizzo del supertelescopio Trappist dell’European southern observatory (in Cile), e pubblicata successivamente sulla rivista “Nature”. Secondo quanto riferito dagli stessi astronomi Nasa, ben tre di questi orbiterebbero attorno alla loro stella a una distanza tale da consentire all’acqua di resistere allo stato liquido. E, implicitamente, di rendere il pianeta potenzialmente adatto a ospitare la vita.
Orbite di vita
Quella che è considerata la vera novità, consiste nelle dimensioni dei pianeti gemelli, sorprendentemente simili a quelle della Terra. Tutti questi mondi, ruotano attorno alla stella nana denominata “Trappist-1”, definita come “fredda” in quanto presenta una temperatura superficiale decisamente inferiore a quella del Sole (meno della metà, arrivando a circa 2400 C°): “La produzione energetica delle stelle nane come Trappist-1 – ha spiegato Amaury Triaud, dell’Università di Cambridge e coautore della ricerca – è molto più debole di quella prodotta dal Sole. Perché ci sia acqua liquida in superficie, i pianeti dovrebbero essere in orbite più vicine di quanto vediamo nel Sistema Solare. Fortunatamente sembra che questa configurazione compatta sia proprio ciò che troviamo intorno a Trappist-1″.
Cercando la vita
Secondo gli scienziati, sei di questi pianeti possiedono una composizione prevalentemente rocciosa, mentre poche notizie si hanno di quello posto nella zona più estrema e meno osservabile. Ovviamente, pur restando eccezionalmente affascinante, la nuova scoperta resta abbondantemente nel campo delle ipotesi, prima fra tutte quella riguardante la presenza di acqua allo stato liquido, supposta sulla base di teorie legate alla distanza dei corpi celesti dalla loro stella. Del resto, la distanza tra la Terra e il nuovo Sistema solare è tutt’altro che abbordabile (almeno per il momento) per la tecnologia umana. Quello che risulta certo, è come questa sia la base migliore dalla quale partire per cercare nuove e ulteriori forme di vita nello spazio. E, considerando il ritmo delle innovazioni in campo scientifico, uno spazio nemmeno così aperto a pensarci bene.