A prima vista sembrano i soliti writers di città: abiti larghi e un cappellino di lana in testa. In mano una bomboletta spray. Tra di loro c’è Freddy Pills (nome d’arte), con una missione: dipingere i muri della sua città coprendo i simboli d’odio con messaggi di pace e solidarietà. La street art di Pills si inserisce nell’iniziativa chiamata “Murales Love”, promossa dal comune di Capannori, in provincia di Lucca. Come riporta il sito del Corriere della Sera, si tratta della prima esperienza italiana di questo tipo e trova ispirazione in attività simili che la città di Berlino porta avanti ormai da tempo.
Compito dei writers non è solo quello di ricoprire disegni e messaggi che istigano alla violenza o all’odio. Il primo obiettivo è realizzare una mappatura del territorio. Gli artisti andranno in giro armati di macchina fotografica documentando le strutture pubbliche imbrattate con svastiche o scritte razziste. Poi sarà il momento della fase creativa con l’elaborazione dei bozzetti. Quindi, solo dopo l’approvazione dei progetti grafici da parte del Comune, si passerà alla vernice spray.
“Questo progetto ci permette di dare visibilità all’arte dei graffiti, che riteniamo a tutti gli effetti una forma espressiva. Quindi vogliamo valorizzarla, non cancellarla – spiega Luca Menesini, sindaco di Capannori -. Inoltre abbiamo dato ai graffiti anche la funzione di rendere visibili i valori più profondi della comunità: solidarietà, uguaglianza, pace. Lo faranno andando a coprire i simboli di odio e le scritte razziste che spesso gli incivili fanno sugli edifici pubblici“.
Il primo murales è stato realizzato da Freddy Pills (al secolo Federico Bernardini) proprio nel giorno della presentazione. Dove prima c’era una svastica ora c’è un papero innamorato. “I writers del territorio sono entusiasti perché riconosciamo e diamo spazio alla loro arte – conclude Menesini -. Abbiamo iniziato coprendo le frasi razziste scritte nel sottopasso ciclo-pedonale di Tassignano con dei murales. Ed è stato un successo. Oltre a non esserci più brutti simboli, ora il sottopasso è esteticamente bello. E la bellezza è l’altro elemento che perseguiamo. Perché nei posti belli si vive meglio“.