Mosca, domani il giorno dedicato alla memoria delle vittime delle repressioni politiche, una commemorazione che affonda le sue radici nel lontano 30 ottobre 1974 quando il moscovita Andrej Sacharov convocò nel suo appartamento i giornalisti per rendere nota la sua adesione allo sciopero della fame per affermare la libertà di coscienza nel paese. Questa iniziativa ebbe inizialmente un notevole successo tra la gente, da quel giorno infatti, il 30 ottobre in Russia è diventato il giorno del “detenuto politico”.
Ma nel tempo avvenne un processo di logoramento, soprattutto dopo che nel 1991 il Soviet Supremo dell’Urss, a pochi mesi dalla caduta, la rese una celebrazione ufficiale ribattezzandola come “giornata della memoria delle vittime delle repressioni politiche”, una manifestazione celebrata a Mosca in piazza Lubjanka presso la “pietra di Solovki”, un masso trasportato dalle isole che hanno ospitato uno dei primi e più terribili lager del regime staliniano. Ben presto la celebrazione perse di nuovo il suo pathos, per questo nel 2007 (70 anni dall’inizio del Grande Terrore staliniano) l’iniziativa battezzata “Restituzione dei nomi” organizzata dalla Ong per i diritti umani Memorial: ogni anno alla vigilia del 30 ottobre, presso la pietra di piazza Lubjanka, vengono letti a voce alta i nomi delle 30 mila persone fucilate a Mosca tra gli anni 1937 e 1938. Sono naturalmente un simbolo, una piccolissima parte del numero esorbitante di tutte le vittime. Il Grande Terrore, anche chiamato semplicemente “Il Trentasette” è simbolo del sistema di uccisioni di massa organizzate ed eseguite dal potere centrale sovietico. In quegli anni furono arrestati più di 1,7 milioni di persone con imputazioni politiche. Se poi si contano le vittime delle deportazioni e le persone “socialmente dannose” condannate, il numero dei repressi supera i due milioni.
Anche quest’oggi dalla mattina alla sera centinaia di semplici cittadini hanno letto ad alta voce i nomi dei fucilati, molti dei partecipanti declamando nome, professione e data della fucilazione, precedendo la frase con “mio padre”, “mia nonna”. Anche altre commemorazioni si sono aggiunte in questi stessi giorni.