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Il lavoro ĆØ unāautentica emergenza. In Terris ne ha parlato con mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del comitato organizzativo della Settimana Sociale dei cattolici in programma dal 26 al 29 ottobre a Cagliari.
I recenti dati dellāIstat attestano un nuovo aumento della disoccupazione. CāĆØ il rischio di una ripresa senza la creazione di lavoro? E cosa comporta sul piano sociale?
āUna ripresa senza creazione di lavoro ĆØ solo apparente e anche se ci fosse non sarebbe una ripresa che rispetta pienamente la centralitĆ della persona. Eā una questione sociale in cui il centro non ĆØ determinato dal profitto nĆ© ĆØ costituito dallāimpresa ma dalla persona umana che lavora e che nellāopera mette il suo ingegno. Per cui la caratteristica della ripresa deve essere proprio uno sviluppo, magari con nuove tecnologie, perĆ² sempre tenendo conto del valore della persona, che si realizza attraverso un lavoro degnoā.
Si parla spesso di flessibilitĆ ma non cāĆØ il rischio di allargare la platea dei lavoratori precari, sottopagati, sfruttati?
āCertamente, se flessibilitĆ significa un aumento del lavoro nero, che non mette al centro la dignitĆ della persona, allora finiamo totalmente fuori strada. PerĆ² una certa flessibilitĆ che permetta lāentrata dei giovani nel mondo del lavoro sarebbe anche auspicabile purchĆ© lāobiettivo non sia il profitto, lāaccumulazione del denaro, dei beni. Non ĆØ unāaffermazione assoluta, sƬ o no alla flessibilitĆ : dipende dalla prospettiva. Se si fa per allargare la partecipazione delle persone al lavoro ĆØ accettabile. Se invece si fa semplicemente per aumentare i profitti ed essere competitivi per chi guadagna di piĆ¹ sul mercato, ĆØ una forma molto negativaā.
Che ne pensa del reddito di cittadinanza? Non cāĆØ il pericolo di nuove forme di assistenzialismo?
āSono stato in Brasile e la soluzione adottata dal governo Lula, e prima ancora qualche tentativo era stato fatto dal governo precedente di Fernando Henrique Cardoso, ĆØ stata quella di un reddito erogato a precise condizioni che permettesse lāuscita dalla fascia di povertĆ assoluta. Questo in Brasile ĆØ avvenuto per milioni di personeā.
Quali erano tali condizioni?
āEra necessario dimostrare lāimpegno da parte delle famiglie, e in particolare delle donne, a cui veniva erogato il reddito, per lāeducazione dei figli, in modo che potessero controllare che i ragazzi andassero a scuola, che potessero avere una formazione. Non era semplicemente dare un reddito a tutti punto e basta. Significa, invece, come ci dice il Papa, mettere al centro la questione del lavoro e non del reddito, della rendita. Una persona che ha un reddito e non si impegna nel lavoro o ĆØ un parassita che vive sulle spalle di altri oppure ĆØ un insoddisfatto. Occorre pertanto realizzare le condizioni per unāinclusione nel mondo del lavoro ma anche circostanze che rendano possibile lo sviluppo integrale delle relazioni della persona per il sostegno della famiglia e della societĆ ā.
Il presidente dellāInps Boeri ha dichiarato che chiudere le frontiere potrebbe comportare un buco di 38 miliardi nella previdenza. Ma molti sostengono che gli immigrati tolgono lavoro agli italiani. Eā davvero cosƬ?
āEā una favola. Quando noi siamo andati emigranti in altri Paesi, penso a Germania, Stati Uniti, Belgio, Francia, ĆØ stata unāoccasione di crescita, di integrazione. Io sono stato 27 anni in Brasile, prima come sacerdote fidei donum e poi come vescovo ho visto che lƬ i nostri connazionali hanno fatto lavori durissimi ma hanno lasciato lāimpronta della loro creativitĆ . Se ci fossero stati governi orientati a chiudere le frontiere non avrebbero potuto sviluppare le loro famiglie, le loro potenzialitĆ e non avrebbero contribuito, nel sud del Brasile, dove cāĆØ stata unāalta immigrazione dallāItalia, insieme ad altre zone, come San Paolo, allāincremento qualitativo e culturale del Paeseā.
A Taranto tiene banco la questione Ilva e di conseguenza il rapporto tra lavoro e ambiente. Pensa che sia possibile arrivare a una soluzione soddisfacente? Come la stanno vivendo nella sua cittĆ ?
āEā una delle questioni capitali, la prima che la nuova amministrazione si deve porre. Ho incontrato il nuovo sindaco (Rinaldo Melucci, ndr) e gli ho detto che deve essere un interlocutore autorevole sia dei nuovi acquirenti dellāIlva che del potere politico regionale e nazionale. Deve far ascoltare la voce di Taranto ed essere un partner allāaltezza di tutte le iniziative che si dovessero porre. Quindi innanzitutto un recupero della funzione pubblica. Poi ĆØ necessario far appassionare la gente alla vita pubblica, far appassionare i giovani al servizio della societĆ e alla vita politica, non ĆØ possibile che siamo arrivati al 30% di votanti e il resto si astiene. Sulla questione specifica dellāIlva, di fronte alle varie situazioni che si prospettano, ho detto quello che a me interessa, ascoltando la voce dei cittadini che mi vengono a trovare, sia quelli ammalati di cancro che mi chiedono āEccellenza non ci faccia ricadere in unāoppressione, in uno squilibrio che contamina la vita e lāambienteā, sia quelli che mi dicono āEccellenza, protegga, difenda il nostro posto di lavoroā mentre tanti altri mi lasciano il curriculum perchĆ© il lavoro non ce lāhanno. Ho ribadito la necessitĆ di intervenire sui due fronti ai nuovi acquirenti ma anche al governo: occorre difendere sia la salute che il lavoro. Non entriamo perĆ² in questioni tecniche, anche se ho una preferenza personale per lāinterruzione del ciclo completo del carbone sostituendolo progressivamente o integrandolo con quello del gas. Ho detto anche, di fronte alla prima proiezione che ipotizzava 5000 esuberi, che non ĆØ assolutamente possibile. Poi il governo ci ha rassicurato attraverso il ministro Calenda e il viceministro Bellanova dicendo che nessuno perderĆ il posto di lavoro, saranno tutti impiegati o direttamente nellāIlva o nelle opere di bonifica attualmente gestite dai commissari governativi. Bene. Aspettiamo i fatti, se si realizzeranno, altrimenti ci uniremo con tutta la nostra societĆ per mettere in evidenza un problema che ĆØ prima di tutto umano. PerchĆ© come pastore mi interessa il tema della difesa della vita, della salute e del lavoro di cui la persona puĆ² vivere con dignitĆ ā.
āIl lavoro che vogliamoā e una citazione di Papa Francesco ālibero, creativo, partecipativo e solidaleā, sarĆ il temaĀ della Settimana Sociale di Cagliari. Cosa dobbiamo aspettarci da quellāappuntamento?
āTutta quella settimana ĆØ orientata al ādopo-settimanaā. Non saremo noi a risolvere la questione del lavoro in Italia, perĆ² come ci suggerisce il S. Padre, tutta lāazione preparatoria del Comitato organizzatore si avvia a indicare percorsi realistici. Prima di tutto sentiamo fortemente il dramma del lavoro che non cāĆØ. Non ĆØ possibile, particolarmente da noi al Sud, una disoccupazione giovanile dai 15 ai 29 anni oltre il 50%. Come non sono possibili la precarietĆ , il lavoro nero, il caporalatoā¦ vogliamo indicare percorsi per rispondere alla mancanza del lavoro e alla precarietĆ , trovando nellāinnovazione tecnologica, quindi nellāindustria 4.0, e in un certo uso intelligente e umano della robotica, un alleato e non un nemico. Guardiamo con occhio positivo a questo, basta che i processi siano condotti dallāintelligenza e dal cuore. La nostra Settimana Sociale di Cagliari non sarĆ un punto dāarrivo ma un momento in cui ci sarĆ la denuncia, poi ci sarĆ la presentazione di buone pratiche: ne sono state raccolte piĆ¹ di 300 in tutta Italia di cose serie, in molte situazioni dāemergenza realizzate dai giovani. Infine ci sarĆ il racconto del lavoro che va verso lāinnovazione e anche delle proposte che presenteremo al Parlamento per venire incontro a questa emergenza. Voglio sottolineare che il Comitato, girando lāItalia, ha comunque trovato un clima di speranza, di ottimismo. Non vogliamo fare un convegno ma rispondere a un problema reale che abbiamo in Italiaā.
Foto dal sito Vita.it