METTIAMO AL BANDO LE ARMI NUCLEARI

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Era la domenica di Pasqua, il 26 marzo del 1967, quando il Santo Padre Paolo VI, consegnò a tutti gli uomini di buona volontà uno dei testi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa: l’enciclica Populorum Progressio (PP), per la promozione dello sviluppo dei popoli.

Disuguaglianze

Probabilmente per la prima volta per la Chiesa, la questione sociale usciva dai confini geografici e culturali europei per guardare al mondo intero: i primi due viaggi apostolici in America Latina e in Africa avevano messo il Santo Padre “a contatto immediato con i laceranti problemi che attanagliano continenti pieni di vita e di speranza” (PP 4) e così, dichiarando la Chiesa esperta di umanità, aveva indicato un cammino preciso per colmare le disuguaglianze clamorose che dividevano gli essere umani. Aveva proclamato a gran voce che lo sviluppo è il nuovo nome della pace e che “ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi” (PP 53).

Verso il bando

Sono passati cinquanta lunghi anni, e quale migliore auspicio che quasi nella stessa data, il 27 marzo 2017, sono iniziati a New York nella sede Onu, i negoziati per la messa al bando degli arsenali nucleari. Ancora oggi le armi nucleari sono le uniche armi di distruzione di massa non ancora messe al bando: speriamo che alla fine dei lavori della seconda sessione, che si terrà dal 15 giugno al 7 luglio, potremo scrivere che il genere umano ha fatto un passo avanti nella “collaborazione amichevole, pacifica e disinteressata per uno sviluppo solidale dell’umanità” (PP 84).

Bilancio

Gli armamenti nucleari esistono dal 1945 e, nonostante il Trattato di “Non Proliferazione Nucleare” sia entrato in vigore nel 1970, in piena guerra fredda, gli Stati sono palesemente inadempienti, anzi, hanno continuato ad ammodernare i loro sistemi di armamenti nucleari con investimenti di miliardi di dollari sebbene costituiscano la più grave minaccia sul destino delle genti. Non fa piacere sapere che almeno 150 ordigni nucleari sono ospitati sul nostro continente europeo, e di questi almeno settanta ne abbiamo in Italia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi), in “affidamento” dagli Stati Uniti secondo il programma di nuclear sharing: alcune bombe definite “a chiave singola” sono bombe americane che saranno lanciate in caso di conflitto da aerei americani, altre definite “a chiave doppia” sono bombe americane che, in caso di conflitto saranno lanciate da aerei del Paese ospitante.

Progressi

E, giusto per informazione, le bombe di Aviano sono a chiave singola, mentre quelle di Ghedi sono a chiave doppia. Una prima risoluzione per il disarmo nucleare, è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2016, dopo venti anni di silenzio e l’Italia ha votato contro (proprio per il fatto che siamo posti sotto il controllo Nato per gli accordi di cui sopra) ed in buona compagnia di altri 37 stati fra cui gli Usa, la Federazione Russa, Israele, ecc. Per questo motivo, nei mesi precedenti l’inizio di questa nuova sessione, si sono moltiplicati gli appelli perché l’Italia partecipi in modo attivo e costruttivo a questo importantissimo appuntamento. Perché, “se lo sviluppo è il nuovo nome della pace, chi non vorrebbe cooperarvi con tutte le sue forze?”

L’APPROFONDIMENTO

Un trattato per un mondo senza armi

Entrando nei dettagli, i negoziati di queste due sessioni dell’Onu a New York, dovrebbero portare alla stesura di un Trattato che inserisca la messa al bando delle armi nucleari nella legislazione internazionale, che ne vieti cioè lo sviluppo, il possesso, lo stoccaggio e il finanziamento. Ricordiamo che gli armamenti nucleari sono gli unici rimasti fuori dalla messa al bando, ed arrivare ad un accordo può portare a completare il processo di proibizione di tutte le armi di distruzione di massa. Il Trattato è stato elaborato proprio sulla base del riconoscimento che l’impatto umanitario dell’uso di ordigni nucleari sia moralmente inaccettabile. Mentre scriviamo, i negoziati di questa prima sessione sono ancora in corso: manca completamente la presenza delle potenze nucleari, a cominciare dagli USA e dalla Russia, che stanno boicottando i negoziati; dei Paesi Nato è presente solo l’Olanda ed anche il governo italiano non sta partecipando, allineandosi a quei Paesi (della Nato o sotto l’ombrello nucleare Usa) che si sono opposti alla risoluzione di convocazione. Sembra di capire, comunque, un certo entusiasmo fra i diplomatici e gli attivisti, perché il Trattato in discussione avrà comunque un impatto anche sugli Stati che hanno deciso di non partecipare poiché imposterà norme internazionali di comportamento e contribuirà a cancellare il prestigio politico associato al possesso di armi nucleari.

Tratto da Sempre

Paola Santini: