Progetto: sei appartamenti in edifici a un piano e immersi nel verde, nel cuore di Maregrosso, uno dei quartieri più degradati di Messina, una delle città europee con la più antica emergenza abitativa, dove ancora oggi c’è chi vive nelle baracche messe in piedi dopo il terremoto del 1908. I lavori per la costruzione partiranno in autunno e i nuovi alloggi saranno assegnati a 14 persone in condizioni di emergenza abitativa e socialmente in difficoltà.
L’iniziativa è inserita all’interno di un progetto di dimensione comunitaria e sostenibile dell’housing sociale, findanziato dalla Fondazione con il Sud, Fondazione Cariplo e Fondazione di Comunità di Messina onlus, in partenariato con le istituzioni territoriale, ovvero Comune di Messina, Istituto autonomo case popolari, Asp di Messina, e centri di ricerca pubblici e privati specializzati. “La fase di costruzione – spiegano i promotori – è stata preceduta da processi di democrazia partecipativa e da un’attività di ricerca degli ambiti più innovativi dell’ingegneria e dell’architettura sostenibile”, produzione energetica da materiale organico, tecnologie di risparmio energetico, prototipi intelligenti di gestione e condivisione dei beni comuni come energia e acqua, materiali costruttivi ad alta inerzia termica: questi alcuni degli elementi di innovazione alla base dell’esperienza di housing sociale.
Quindi, a Maregrosso, uno spazio estremamente degradato sarà trasformato in un laboratorio attivo, che darà vita alle abitazioni probabilmente più belle della città nel loro genere. Gli assegnatari potranno partecipare alla costruzione dei loro appartamenti: le mura saranno erette con pannelli modulari autoportanti dalla struttura in legno e paglia pressata raccolta nei terreni confiscati alla mafia e gestiti dall’associazione Libera a San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. “I pannelli saranno prefabbricati da una cooperativa sociale che favorisce l’inserimento lavorativo di ex internati dell’Ospedale psichiatrico giudiziario – sottolineano –. Saranno poi finiti e intonacati con terra cruda in cantiere anche grazie al lavoro salariato degli stessi assegnatari degli appartamenti”.