Si concluderà il prossimo 19 gennaio, con la collaborazione del ministero della sanità della Sierra Leone e del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), la seconda fase della più vasta campagna di distribuzione di massa di farmaci antimalarici che sia mai stata realizzata nel paese dall’organizzazione Medici senza frontiere (Msf). La distribuzione porta a porta mira a raggiungere 2,5 milioni di persone dopo che la prima fase dell’iniziativa conclusasi poco più di un mese fa aveva interessato 1,5 milioni di persone residenti nella capitale Freetown e in cinque distretti della zona occidentale circostante.
Medici senza frontiere (abbreviato Msf, nota anche come Médecins sans frontières, Doctors Without Borders, Médicos Sin Fronteras) è un’organizzazione internazionale privata che si prefigge lo scopo di portare soccorso sanitario ed assistenza sanitaria nelle zone del mondo in cui il diritto alla cura non sia garantito. Lavora dal 1994 nella Repubblica della Sierra Leone, Stato dell’Africa Occidentale sulla costa dell’oceano Atlantico, dove dopo oltre cinque anni dalla fine di una delle più devastanti guerre civili in Africa, la situazione sanitaria rimane disastrosa, eppure molte vite potrebbero essere salvate grazie a semplici cambiamenti. Ha pubblicato un rapporto nel quale mostra che le persone stanno ancora morendo per cause che possono essere prevenute. Attraverso le storie personali dei pazienti, il rapporto si concentra in particolare su tre aree specifiche nelle quali Msf sostiene che sia possibile intervenire: la cura della malaria, l’assistenza sanitaria materno-infantile e i costi imposti ai pazienti.
“Non pretendiamo di risolvere i problemi strutturali di sotto-sviluppo in Sierra Leone”, afferma Jonathan Heffer, capo missione di MSF in Sierra Leone. “Tuttavia i cambiamenti che noi suggeriamo farebbero davvero la differenza nel ridurre sofferenze e morte. E sono cambiamenti possibili, come abbiamo dimostrato nei nostri progetti”.