MATRIMONI ANTI-ISIS

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Immagini dal matrimonio

Nel quadrante arabo ci sono tanti modi per combattere la furia integralista dello Stato Islamico. Il più evidente passa per i raid aerei, le bombe sganciate, gli attacchi di terra alle roccaforti. Poi ce n’è un altro, forse più incisivo, perché non mira ad eliminare un singolo jihadista ma la mentalità stessa della paura. E’ quello di non piegarsi alla distruzione e alla morte, di testimoniare la propria fede proprio là dove può sembrare impensabile. Uno schiaffo alla strategia del terrore.

Già a metà luglio 2014 i jihadisti avevano imposto alle ultime famiglie cristiane di abbandonare Mosul, spogliandole di tutti i loro averi, innescando un esodo per lo più verso il Kurdistan iracheno. Per questo i due matrimoni cristiani celebrati ora tra le rovine di una chiesa in Siria distrutta dall’Isis assumono un valore particolare. I giornali arabi danno infatti molto risalto all’evento, rimbalzato poi sui social media, definendolo come “le prime nozze” celebrate in ciò che resta della chiesa ortodossa San Giorgio a Homs. I fondamentalisti sunniti il 25 luglio di un anno fa hanno demolito con l’esplosivo il mausoleo del patrono cittadino; testimoni parlarono di una “potente esplosione” avvenuta nella tarda serata che ha devastato l’intera costruzione.

Nello stesso giorno i miliziani avevano distrutto un altro luogo simbolico innanzitutto per gli sciiti ma anche per le tre religioni monoteistiche: la mitica tomba di Seth, il figlio di Adamo ed Eva, dal quale, narra la Bibbia, discende tutta l’umanità. La strategia è chiara: annientare tutti i monumenti religiosi e i luoghi di culto locali, nel tentativo di eliminare la tradizione di convivenza fra le diverse fedi credenti in queste regioni, dai musulmani agli sciiti, dai cristiani alle minoranze non islamiche, fra cui gli Yazidi e gli Shabak.

La distruzione di chiese e monasteri da parte di Isis in realtà non è una novità: segue uno schema in atto dal 1996, quando esplose la violenza settaria in seguito al bombardamento della moschea di al-Askeri a Samarra per mano di estremisti sunniti. Fino a oggi sono state prese di mira 72 chiese e istituzioni ecclesiastiche in varie città dell’Iraq. Molti attacchi furono perpetrati da al-Qaida, che ha lasciato in eredità a Isis il suo terrorismo. Ciònonostante si potrebbe dire che Isis sia andata perfezionando quest’agenda portandola a un livello inaudito, prendendo di mira indistintamente tutte le confessioni: gli armeni ortodossi, i siri ortodossi, gli armeni cattolici, i siri cattolici, la Chiesa assira d’Oriente, i caldei. Anche gli attentati contro le moschee testimoniano questa deriva.

Significative dunque le didascalie che accompagnano sui social le foto di queste rinnovate nozze a San Giorgio: “Aggrappati alla felicità nonostante la tragica realtà”. Decine di immagini mostrano una piccola folla festante, familiari delle due coppie di sposi, che si riprendono sorridenti. Sul sito Tayyar.org un cittadino del quartiere “al Hamiyah” ha postato un suo commento: “Luogo di culto senza tetto, mura divelte, icone saccheggiate non fermano l’amore”. In questa frase c’è la speranza di un intero popolo. E forse anche di più.

In questo momento di rinascita, dove il coraggio di testimoniare la fede in Cristo sfida anche la paura della morte, risuonano forti le parole di Papa Francesco pronunciate durante il Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo, quando chiese alla comunità internazionale di non essere “inerte e muta” di fronte all'”inaccettabile crimine” delle persone uccise per il solo fatto di essere cristiane: “Si stratta di una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari. Auspico davvero che la comunità internazionale non giri lo sguardo dall’altra parte, loro sono i nostri martiri di oggi, e sono tanti”.

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Angelo Perfetti: