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“Masaniello nero” è andato dal suo amico Massimo Troisi

Nella notte è arrivata la notizia di quelle che non ti aspetti, che ti tirano giù da letto: Pino Daniele, il cantautore che ha fatto la storia del blues italiano è morto. Prima pensi che si tratti di uno scherzo della rete, ma poi il passare delle ore rende tutto inesorabilmente vero : “il masaniello nero” se ne è andato stroncato da un infarto.

Quel cuore che lui ha messo in tutta la sua musica nella sua personale rivoluzione musicale cominciata nei vicoli di Napoli e diffusa in il tutto il mondo se lo è portato via. Ma il suo inconfondibile sound ha affondato le radici e le sonorità blues, rock, jazz unite alla tradizione napoletana saranno per sempre il suo sigillo.

I nun vogl’ ì America pecchè nun ponno capi st’America” quando cantava live nel 1982 nel Tour Bella ‘mbriana, lui lo aveva capito. Aveva capito che per cambiare la sua Napoli doveva cominciare a gridare che la sua città “Era tutta nata storia” ed è così che “Napule è” è diventato il canto di una generazione l’ultima speranza prima della disillusione, la poesia e la rabbia, il dolore per il sogno impossibile di una città salvata dalla canto pulito dei bambini.

Pino Daniele ha vissuto 59 anni anni da leone e non solo un giorno come cantava nel 1979 in “Je so pazzo” con il suo talento, con la sua grinta la sua voglia di gridare al mondo: “A me me piace ‘o blues e tutt’e journe aggio cantà’ pecchè so stato zitto e mo è ‘o mumento ‘e me sfucà’  e non ha mai taciuto delle ingiustizie, delle differenze sociali della sua febbre di cambiare le cose.

Ed è proprio il 19 settembre 1981, che l’apoteosi in piazza del Plebiscito, con 200 mila persone consacra il ‘neapolitan power’ e con lui, sul palco Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito, James Senese. Dopo il palco italiano la sua miusica lo porta sulla grande scena internazionale il Canada, l’Olympia di Parigi, il Festival di Varadero a Cuba e l’Arena di Verona.

Ma Pino son si ferma mai e continua la collaborazione con l’amico caro Massimo Troisi, per cui scrive le colonne sonore di Ricomincio da tre (’81) e Le vie del signore sono finite (’87), poi il capolavoro di “Quando”, scritta con l’amico per Pensavo fosse amore e invece era un calesse (’91).

E poi il  trionfo di Nero a metà, con sessanta musicisti e gli amici di ieri e di oggi, riuniti a settembre scorso all’Arena per celebrare un’avventura lunga oltre trent’anni, iniziata tra i vicoli del centro storico di Napoli per approdare sulla scena mondiale. Un successo mondiale cominciato davanti al mare della sua Napoli che non ha mai voluto  lasciare perchè “Sai che so niro, ma nun te pozzo lassà’”.  E ora siamo sicuri che da lassù ci guardi Pino, con il tuo inconfondibile sorriso sornione mentre sorseggi ancora “na tazzulella e cafe”.

Ciao Pino, suona ancora dal Paradiso. Magari insieme al tuo amico di sempre, Massimo. Oggi il cielo azzurro porta i colori di Napoli.

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