La morte della piccola Sofia, bambina di quattro anni di Trento che ha contratto la malaria senza essere mai uscita dall’Italia, ha fatto accendere i riflettori su questa malattia.
Il primo caso dopo vent’anni
Erano esattamente vent’anni che una persona non contraeva la malaria autoctona entro i confini italiani. Nell’agosto 1997 una sessantenne di Castiglione della Pescaia, nel grossetano, aveva contratto al malaria senza mai essersi recata all’estero.
Si scoprì che la sessantenne, che riuscì a salvarsi, aveva contratto l’infezione attraverso un bambino, figlio di un vicino di casa, ammalato di malaria. Il piccolo era stato punto da una zanzara ”anofele”, una specie quasi estinta in Maremma e considerata vettore di questa malattia, che poi aveva infettato la donna.
La seconda malattia infettiva al mondo per mortalità
In quel caso la donna fu infettata da una forma meno aggressiva di malaria rispetto a quella che ha colpito la piccola Sofia e che colpisce ogni anno numerose persone nel mondo facendo della malaria la seconda malattia infettiva al mondo per mortalità dopo la tubercolosi.
I nuovi casi al mondo sono 500 milioni all’anno. Fra questi il 90% in Africa tropicale. Ed è proprio in Africa che due bambini ricoverati nel reparto di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento, dove la bambina era ricoverata nei giorni dopo Ferragosto, avevano contratto la malaria.
Come si trasmette
Ma come si trasmette la malaria? Attraverso le punture di zanzare infette, del tipo Anopheles, presenti in Africa, in America Latina e in Asia. Nel corpo umano i parassiti della malattia si moltiplicano nel fegato e quindi dopo una incubazione variabile infettano globuli rossi.
I sintomi
I sintomi sono febbre, mal di testa, tensione di muscoli della nuca, brividi e sudorazione, talvolta nausea, vomito e diarrea, sono i sintomi che possono essere presenti ma che possono anche alternarsi. In genere compaiono tra i dieci e i quindici giorno dopo la puntura.
Come si combatte la malaria
La malaria va combattuta rapidamente con farmaci appropriati, per evitare che interrompa l’afflusso di sangue agli organi vitali. Tuttavia in molte aree del pianeta i parassiti hanno sviluppato una resistenza ad una serie di farmaci specifici.
Di qui la necessità di utilizzare misure protettive quando si viaggia all’estero, attraverso una profilassi farmacologica e l’uso di zanzariere con insetticidi. Al ritorno in Italia, è consigliabile chiedere una visita con medici tropicalisti dei centri specializzati per una valutazione dello stato di salute e per fare un esame parassitologico del sangue.