Magnitudo, ecco perché il valore cambia nelle ore successive al terremoto

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La terra trema, palazzi e strutture crollano. Le persone scendono in strada e affollano le piazze in attesa dei primi soccorsi. Una scena ricorrente in questi ultimi anni in Italia. E mentre la macchina dei soccorsi si mette in moto, dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) vengono diffusi i primi dati sul sisma: epicentro, profondità, magnitudo. Dati che, col passare delle ore, vengono modificati, anzi “aggiornati” dagli studiosi. Un cambio numerico che, nell’epoca dei social, non passa di certo inosservato. E così i leoni da tastiera iniziano a twittare e condividere svariate teorie del complotto che in questi casi di emergenza creano solo confusione, ostacolando una corretta informazione e, di fatto, anche le procedure di soccorso. E’ accaduto con il terremoto che ha distrutto Amatrice nel 2016, ed è successo nuovamente all’indomani del sisma che ha colpito l’isola di Ischia.

Il terremoto di Ischia

Il valore della magnitudo del terremoto di Ischia è stato di 4.0, ed è avvenuto ad una profondità pari a 5 km. Inizialmente sulla base dei dati della rete sismica nazionale si era stimata una magnitudo di 3.6, ma il valore è stato poi affinato grazie ai dati della rete sismica dell’Osservatorio vesuviano (sezione Ingv di Napoli), progettata proprio per la sorveglianza e il monitoraggio dei vulcani campani.

La magnitudo

Anche in questo caso, sui social network è circolata la domanda: perché il dato finale sulla magnitudo può variare rispetto alla stima iniziale? L’Ingv spiega risponde al quesito chiarendo innanzitutto che cos’è la magnitudo: La magnitudo (ideata nel 1935 dal famoso sismologo statunitense Charles F. Richter) si usa per misurare quanto è stato forte un terremoto, cioè per stimare quanta energia elastica quel terremoto ha sprigionato – si legge sul sito dell’Istituto -. Infatti fra la grandezza, o magnitudo, e l’energia di un terremoto c’è un rapporto matematico molto particolare. Ogni volta che la magnitudo sale di una unità l’energia aumenta non di una, ma di circa 30 volte. In altre parole, rispetto a un terremoto di magnitudo 1, un terremoto di magnitudo 2 è 30 volte più forte, mentre uno di magnitudo 3 è 30 per 30 volte, cioè 900 volte più forte”.

Il cambio dei dati

Alla luce di ciò si inizia a comprendere il motivo per cui la magnitudo possa “cambiare” dopo la stima iniziale: “Sono molti e diversi tra loro i modi con cui la magnitudo è misurata a partire dai sismogrammi perché ogni metodo funziona solo su un intervallo limitato di magnitudo e di distanze epicentrali, oltre che con differenti tipi di sismometri. Valori preliminari di magnitudo, basati su dati incompleti ma disponibili già dopo poche decine di secondi dal terremoto vengono comunicati al Dipartimento della Protezione Civile e riportati su web – prosegue il sito -. Tali valori preliminari di magnitudo, che possono differire dalla magnitudo definitiva anche notevolmente (circa 0.5), sono sufficienti per scopi di Protezione Civile e sono sostituiti da stime più accurate di magnitudo non appena altri dati sono disponibili”.

Dato preciso in 30 minuti

Quanto tempo è necessario agli studiosi per conoscere il dato preciso sulla magnitudo? “In 2 minuti da un evento è possibile avere una prima stima della posizione dell’epicentro, della profondità e della magnitudo del terremoto – spiegano dall’Ingv -; questa valutazione avviene in modo automatico e si basa sui dati inviati dalle stazioni sismiche più vicine all’evento”. Tuttavia, per essere più precisi è necessario aspettare ancora qualche minuto. “In 5 minuti sono disponibili i sismogrammi di tutte le stazioni della Rete Sismica Nazionale interessate dal terremoto – fa notare l’Ingv -. In questo caso la stima, sebbene ancora automatica, risulta essere più precisa. I sismologi della Sala Operativa di Monitoraggio Sismico valutano velocemente queste stime, analizzano i dati, individuano i tempi con cui le onde P ed S arrivano alle diverse stazioni ed elaborano una localizzazione ed una magnitudo estremamente precise che vengono comunicate al Dipartimento della Protezione Civile entro 30 minuti dall’evento”. Nessun complotto o trama del Governo per non stanziare fondi, dunque, ma semplice studio scientifico del fenomeno.

Daniele Vice: