“La rottura di un oleodotto in California – annunciato mercoledì scorso dalla compagnia petrolifera di Houston Plains All American Pipeline – lascia presagire l’ennesimo disastro ambientale causato da uno sversamento di petrolio”. È la denuncia di Greenpeace, la Ong ambientalista che dal 1971 – anno della sua fondazione – lotta per la salvaguardia della natura. Una squadra, fanno sapere dal quartier generale dell’associazione, ad Amsterdam, si è mobilitata per verificare la gravità della situazione. Nell’area sono già all’opera diverse squadre locali per limitare i danni dello sversamento, ma la raccolta di petrolio dal mare e la pulizia delle spiagge dai residui del greggio è così difficoltosa che il governatore della California ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza.
“A quanti incidenti dovremo ancora assistere prima che i nostri governi capiscano che occorre imboccare un’altra strada? La notizia di un altro sversamento di petrolio sulle coste della Mauritania, la cui origine è ancora sconosciuta, è solo di pochi giorni fa”, commenta Andrea Boraschi, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Gli sversamenti di petrolio non sono mai un incidente, bensì la diretta conseguenza di misure di controllo e prevenzione insufficienti, adottate da compagnie petrolifere che mettono il loro interesse davanti ogni rischio per l’ambientale e per la salute umana”. Per ripristinare l’habitat di partenza delle coste californiane coinvolte dalla tragedia ambientalista, assicurano gli esperti, ci vorranno certamente molti anni.