Quanti pensano che l’inquinamento sia un prodotto della modernità, sorto con la rivoluzione industriale ottocentesca, dovrà amaramente ricredersi perché, al contrario, è un fenomeno “vecchio” di ben 400mila anni. La dimostrazione proviene da una recente scoperta fatta in Israele e pubblicata sulla rivista Quaternary International. Gli archeologi hanno infatti rinvenuto nel sito paleolitico della grotta di Qesem, a 12 chilometri da Tel Aviv, 4 denti con del tartaro antichi di 400mila anni che rivelano gli usi – e abusi – dei nostri antenati cavernicoli.
Il tartaro è normalmente considerato uno dei grandi nemici per la salute dei denti, ma quello trovato degli archeologi rivela ulteriori preziose informazioni sui proprietari. All’interno dei residui di tartaro, infatti, i ricercatori dell’Università Autonoma di Barcellona – guidati dalla prof. Karen Hardy – hanno scoperto tracce di polveri di carbone, molto probabilmente dovute all’inalazione del fumo prodotto da fuochi accesi ogni giorno all’interno dei rifugi per cucinare. In ambienti chiusi, spiegano i ricercatori, i fumi avevano certamente un effetto dannoso sulla salute degli abitanti dei rifugi, come testimoniano i denti, e per questo si possono considerare come i primi inquinanti umani.
Dalle analisi del tartaro emergono però anche altri aspetti importanti. Uno di questi è che già nel Paleolitico l’uomo macellava la carne, la cucinava e ne usava ogni parte, dal midollo fino alle ossa, usate poi come strumenti di lavoro. Nei denti sono presenti anche tracce di semi e fibre, che erano evidentemente parte della dieta quotidiana, e fibre vegetali di piccole dimensioni che – secondo i ricercatori – indicherebbe l’uso di stuzzicadenti per eliminare i residui di cibo rimasti incastrati.