In occasione del 70esimo anniversario della Liberazione d’Italia, il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Unar (Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali), hanno deciso di celebrare la ricorrenza portando all’interno dell’Istituto penitenziario capitolino Regina Coeli lo spettacolo teatrale “Tante Facce nella Memoria”, un’opera che prende ispirazione dal libro di Alessandro Portelli “L’Ordine è già stato eseguito” in cui si racconta il drammatico eccidio delle Fosse Ardeatine.
“Abbiamo scelto di festeggiare il giorno del 25 aprile nel carcere di Roma e non è stata una scelta casuale. Questo carcere può essere considerato un monumento della lotta della Resistenza. Qui – spiega Giovanna Martelli, delegata del Presidente del Consiglio per le Pari Opportunità – vennero infatti rinchiusi tanti italiani rei solo di aver dissentito con il regime nazifascista: tra gli altri Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, che rimasero detenuti per quasi un anno prima di riuscire ad evadere insieme il 24 settembre 1944, scampando ad una condanna a morte senza processo”.
La Martelli, che ha voluto fortemente questa iniziativa, sottolinea inoltre come la memoria della Resistenza possa aiutare ancora oggi ad avere una maggiore consapevolezza di questo evento storico che ha profondamente segnato il nostro Paese e allo stesso tempo, può aiutare a individuare quelle nuove forme di resistenza che ancora oggi sono presenti nella nostra società per il riconoscimento dei diritti: “Penso soprattutto – ha continuato l’organizzatrice dell’incontro – a quelle persone che vivono sulla loro pelle il peso della disuguaglianza e dell’esclusione sociale e per le quali la Liberazione deve rappresentare il valore della realizzazione di una prospettiva di pari diritti e pari dignità per tutti”.
Lo spettacolo teatrale sarò invece a cura di Mia Benedetta e Francesca Comencini che insieme ripercorrono con gli occhi di sei protagoniste femminili la grande tragedia in cui persero la vita 335 civili e militari italiani. “Le loro testimonianze – ha concluso la Martelli – la loro storia, si ricongiunge e si intreccia con la parte di una storia d’Italia, che è profondamente significativa per la costruzione di quella società inclusiva e moderna che tutti vorremmo”.