Le Nazioni unite chiedono che venga sempre assicurata la protezione dei dati personali. Tutti gli Stati, specie quelli che si definiscono democratici, devono dunque assicurare ai propri cittadini il diritto di riservatezza dei dati personali anche durante l’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione e la navigazione in rete. La risoluzione sulla tutela delle comunicazioni e dei dati privati – adottata per consenso dall’assemblea generale Onu – prevede la possibilità di chiedere un risarcimento per la sorveglianza illecita. Nel testo – non vincolante – si riafferma la tutela del diritto alla privacy e si invitano gli Stati membri a salvaguardare tale diritto con misure legislative particolari.
La risoluzione è stata presentata su iniziativa di Germania e Brasile in seguito allo scandalo Snowden. Edward Joseph Snowden, classe 1983, è un informatico statunitense ex tecnico della Central Intelligence Agency (CIA) che fino al 10 giugno 2013 collaborava con la Booz Allen Hamilton, azienda di tecnologia informatica consulente della NSA, la National Security Agency. Due sue inchieste – pubblicate nel giugno del 2013 dal quotidiano britannico The Guardian – hanno rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa sponsorizzati dal governo statunitense e britannico e fino ad allora tenuti segreti. La Nsa spiava, tra i vari capi di Stato, anche il cellulare della cancelliera Angela Merkel, nonché le comunicazioni della società petrolifera statale brasiliana Petrobras. In seguito alle rivelazioni, la cancelliera tedesca insieme alla presidente brasiliana Dilma Rousseff avevano ufficialmente presentato alle Nazioni unite una risoluzione che esortava i Paesi a estendere le norme sul diritto alla privacy anche alle comunicazioni sul Web. Il documento, presentato in queste ore, sarà votato dall’assemblea il prossimo dicembre.