Categories: Archivio storico

L’India che non si può più accettare

Le radici della storia dell’India sono così antiche che non sono state ancora definite. Una legge del 1891 obbligava la vedova a gettarsi nel rogo mentre ardeva il corpo del marito defunto. Oggi, sebbene vietata, ancora viene praticata da alcuni gruppi. L’India resta un paese dilaniato da ricchi e poveri nelle sue quattro caste e chi appartiene all’ultima(Paria) viene considerato intoccabile, non nell’accezione occidentale, ma in senso letterale, impuro e indegno. Migliaia di sotto-caste stabiliscono con chi devi fumare, con chi parlare. I mestieri che noi definiamo “umili” ma che carichiamo di dignità sono considerati per questo paese “maledetti”.  Giuridicamente non esistono più questi parametri, ma di fatto, nella vita quotidiana è ancora così.  Per le donne è ancora peggio. Se una bambina sopravvive all’aborto, a undici viene venduta in sposa e può essere sfigurata con l’acido dal marito se si oppone alle sue avances.

La giustizia non abita in India. Così, in Uttar Pradesh dove, stando alla media, ogni giorno avvengono sei stupri, un padre decide di farsi giustizia da solo e invita a cena il violentatore della figlia quattordicenne. L’uomo di 40 anni non sospetta di essere lui il pasto della serata. Dopo averlo torturato fino alla morte il padre della ragazza si  presenta spontaneamente alle forze dell’ordine. Un epilogo tragico, il dramma nel dramma. Come quello dell’uomo castrato con ferocia dalla folla che lo ha sorpreso a violentare una ragazzina. Qualcosa sta cambiando, perché per decenni nessuno si era mai ribellato alle bambine vendute, stuprate, uccise. I corsi di autodifesa, l’informazione, la formazione di gruppi che si attivano sono il segnale di un cambiamento che dovrà avvenire.

I signori delle potenze mondiali non fanno propaganda su questo genocidio perché non ci sono risorse minerarie e petrolifere da assorbire? Perché si pensa all’India come un paese affascinante e carismatico non riesco a comprenderlo. E’ ricco di fascino un paese che stupra, uccide o vende bambine?  Si può aver voglia di compiere un viaggio in un paese che compie aborti selettivi ma venera le mucche? Una terra che permette che una bambina di tre anni venga violentata dal maestro dell’asilo nido ( e l’episodio non è isolato) e che processa i nostri Marò per un incidente diplomatico? Siamo quasi più strani noi di loro che sono maledettamente schiavi del  loro destino infame dal momento che nascono.

 

Moira Schena

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