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L’illogica strategia degli interventi sporadici

imagesSe qualcuno fosse ancora convinto che le riforme o il rilancio del Paese possano avvenire senza il contributo responsabile dei corpi intermedi, commetterebbe un grave errore. Anzi proprio per le condizioni di enormi difficoltà che sta vivendo l’Italia e che richiedono riforme coraggiose ed urgenti, il loro ruolo diventa ancora più importante, sia per la capacità di fare sintesi tra le diverse istanze in campo sia per attenuare i colpi di una crisi che continua imperterrita a distruggere il tessuto produttivo nazionale con forti ripercussioni sul piano economico, occupazionale nonché sociale e di tenuta familiare.

È indispensabile, quindi, una rinascita forte del sentimento di solidarietà sociale e della difesa delle persone più vulnerabili come giovani, donne e pensionati, per arginare la tendenza verso il degrado della società a cui stiamo assistendo impotenti giorno dopo giorno. E’ questo l’impegno della Cisl, che ribadisce la necessità di un lavoro corale tra Governo e parti sociali, a partire dal lavoro, e che rilancia la propria azione con l’avvio di una nuova stagione di mobilitazioni finalizzate nell’immediato a far conoscere le proprie proposte su Jobs act e Legge di Stabilità, provvedimenti che necessitano di opportune modifiche se si vuole realmente riavviare il circuito virtuoso della crescita e riannodare i fili della coesione sociale.

Come donne della Cisl, dobbiamo non solo sostenere la nostra Organizzazione nelle istanze avanzate ma starci dentro anche con la nostra ottica di genere, sia nei provvedimenti citati che più in generale nelle norme che attengono allo sviluppo del sistema Paese. Gli interventi contenuti, ad esempio, nella Legge di Stabilità, destinati alla Famiglia, se da un lato sembrano raccogliere la richiesta forte che viene dal Paese, cioè di tutelare questa istituzione, che soprattutto in tempo di crisi ha dimostrato, anche se impropriamente, di essere l’unico ammortizzatore e collante sociale, dall’altro non ci soddisfa il fatto che, nonostante le nostre numerose sollecitazioni, si continui ad adottare la logica degli interventi sporadici anziché quella degli interventi strutturali e di lungo respiro atti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori.

Pensiamo che nell’elaborazione delle politiche di sostegno alla famiglia si debba tenere debitamente conto delle difficoltà della donne di tenere insieme compiti di cura e lavoro, un bivio che spesso porta le stesse a rinunciare alla carriera. Per questo le politiche della famiglia devono caratterizzarsi come interventi che, pur con l’obiettivo centrale di proteggere e valorizzare la famiglia, non scoraggino l’occupabilità delle donne che automaticamente può comportare povertà dei redditi familiari e conseguente rischio denatalità, in controtendenza con gli stessi obiettivi dichiarati della Legge di Stabilità.

Nel 2013, secondo Eurostat, i tassi di occupazione femminile sono stati costantemente inferiori a quelli dell’occupazione maschile in tutti gli Stati membri dell’UE-28, anche se con notevoli differenze da paese a paese. Noi pensiamo che il binomio donne e lavoro debba avere piena cittadinanza all’interno del Jobs act rispetto a cui prendiamo atto delle ultime novità introdotte e su cui auspichiamo si possa aprire un ampio confronto nel merito.

 

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