La Cultura come strumento di reinserimento dopo il carcere. La Biblioteca Nazionale centrale di Roma donerà decine di libri al carcere di Rebibbia; ma non si tratterà di una – pur lodevole – semplice donazione. Saranno infatti gli stessi detenuti a scegliere i volumi da leggere all’interno di un percorso che li porterà ad avviare una carriera come bibliotecari.
Il direttore della Biblioteca Nazionale Andrea De Pasquale, la professoressa Marina Formica dell’Università di Tor Vergata e Rossella Santoro – direttore del carcere di Rebibbia – hanno firmato un protocollo d’intesa – siglato nel teatro della casa circondariale romana – per la promozione di un tirocinio che potrà essere frequentato da detenuti in permesso, regime di semilibertà o appena liberi con lezioni che si terranno nella sede della biblioteca.
L’obiettivo è il reinserimento nella società di chi ha scontato la pena, attraverso un lavoro – il bibliotecario – che richiede un apprendistato specifico. I partecipanti impareranno infatti non solo la catalogazione dei libri, ma anche l’organizzazione di mostre ed eventi, come spiega il direttore De Pasquale.
Durante il primo step del percorso – quello della catalogazione – sarà possibile individuare con quali volumi arricchire la biblioteca del carcere scegliendo gli argomenti di maggior interesse per i reclusi.
In tal modo – spiega il direttore Pasquale – si cerca di mettere “il valore della cultura e del libro in opposizione alla mentalità criminale” e di “promuovere il valore della cultura come strumento per il recupero sociale di chi è sottoposto ad esecuzione di pena”.
De Pasquale – riporta l’Ansa – parla anche dell’intenzione di “portare avanti progetti che oltrepassino i confini della Biblioteca per incontrare tipologie di utenze altrimenti difficilmente raggiungibili”. “Il Manifesto Unesco – spiega – sottolinea l’importanza di sviluppare percorsi utili ad entrare in contatto con fasce di lettori svantaggiate o difficilmente raggiungibili dalla Biblioteca, in senso tradizionale”.
“Affermare la centralità del ruolo della Biblioteca Nazionale – conclude – nella vita e nelle attività della comunità e allo stesso tempo riaffermarne il suo valore identitario, significa anche proporre progetti di collaborazione con realtà complesse come quella delle istituzioni carcerarie”.