L'Esercito italiano tra i migliori del mondo. Lo sancisce uno studio del Centro ricerca della Credit Suisse che in base a critiri rigorosi ha stilato la classica. Ai primi posti, naturalmente, le grandi potenze Usa Russia e Cina. Sorprendentemente quarto il Giappone. L’Italia è tra i primi dieci, seconda in Europa dietro alla Francia ma a divese spanne da Gran Bretagna e Germania. Quest’ultima è in fondo alla classifica. I criteri applicati sono frutto di uno studio meticoloso e si riducono a sei, e sono: personale militare attivo, mezzi di terra (tanks), aerei, elicotteri d' attacco, portaerei e sottomarini. Seguendo questi,la classifica vede al primo posto gli Usa, seguiti da Russia e Cina. Al quarto posto una sorpresa: il Giappone. Grande delusione per la Germania che, nonostante l'elevata capacità economica, si colloca in una posizione molto bassa della classifica. Il motivo? Una scarsa flottiglia di portaerei e sottomarini che erano stati la grande gloria del Paese durante la Seconda Guerra Mondiale. Mentre per l'Italia arriva la soddisfazione di essere fra le 10 potenze militari più forti del mondo con un investimento nel settore della Difesa che premia, almeno, sulla carta. Per quanto riguarda il Belpaese, uno schiaffo a chi è sempre pronto a denigrare. Fin qui la ricerca basata su parametri standard, poi c’è il rapporto sul campo e i soldati italiani superano di gran lunga quelli transalpini. L’Esercito italiano è stato apprezzato da tutti nelle missioni peacepeeking e peaceinforcing. Sono ottimi soldati, addestratori e motivaori delle reclute che vanno a preparare questo è il motivo per il quale militari italiani sono in Iraq e Kurdistan a preparare le forze che constrastano sul terreno l’Isis. Questa ricerca del Credit Suisse è l’ennesima conferma di quanto ci consideriamo poco. Siamo un popolo di autoflaggelatori. Siamo sempre pronti a denigrarci così come siamo tutti esperti di qualsiasi cosa. Un tempo lo eravamo solo di calcio e ci sentivamo tutti allenatori. Oggi siamo esperti in ogni settore toccato dall’attualità. Dal calcio si è passati al terrorismo in un soffio. Sono più di trent’anni che in Italia ogni volta sale l’allarme terrorismo si parla di risorse insufficienti per le forze di polizia. Ma in questi decenni abbiamo visto aumentare il numero e la modernizzazione delle stesse. Poi certo, c’è stata una riduzione degli organici ma stiamo pur sempre parlando di oltre duecentomila addetti tra carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza. A questi si aggiungono Polizia penitenziaria e le migliaia di poliziotti locali armati e con la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria. Abbiamo il maggior numero di forze dell’ordine d’Europa. Abbiamo sale operative numerose e supertecnologiche che costano milioni ma non abbiamo un numero unico d’emergenza. Il 112 numero d’emergenza dell’Unione euroepa è disatteso solo in Italia per mantere privilegi di condominio tra le diverse strutture. E questo ha un costo, milionario, anche in termini di efficienza. In questi giorni, dopo l’attentato di Parigi, molti sindacalisti della Polizia di Stato hanno denunciato le carenze. Storie che si raccontano da anni: i giubbotti scaduti, i proiettili che mancano. Ma certo un poliziotto non può ricevere, per sua natura e per compiti di istituto, l’addestramento di un reparto speciale. Ci si lamenta che i giubbotti in dotazione non proteggerebbero dai colpi di un kalanshnikov: ma è vero che averne uno in grado di proteggere da quel calibro pesa fino a 10 chili e indossarlo vuol dire avere scarsità di movimento. Poi c'è il capitolo armi. Ricordo che durante gli Anni di piombo, i sindacati di polizia denunciavano l’utilizzo della mitraglietta M12 perché troppo potente e arma da guerra, chiedevano fucili a pompa contro i terroristi brigatisti e neofascisti. Oggi reclamano armi più potenti, ma l’M 12 lo è senz’altro. Le nostre forze investigative antiterrorismo sono tra le migliori del mondo e i risultati lo dimostrano. Il controllo del territorio è carente perché manca un vero coordinamento, vedi sopra centrale operativa unica. E’ sbalorditivo che si continui a pensare che per fermare questi terroristi ci vogliono più poliziotti. Militarizzare le città non scoraggia chi fa attentati. Certo si può migliorare la dotazione ma sono tanti i milioni investiti in tecnologia, arma fondamentale oggigiorno contro il terrorismo. La professionalità è mediamente alta, frutto comunque di un addestramento dato. Non è tutto rose e fiori ma basta piangersi addosso. Oltretutto dall’11 settembre con l’allarme terrorismo sono state favorite lobby della sicurezza, spesi miliardi per metal detector e e altri sistemi più o meno sofisticati praticamente inutili di fronte a chi come Mohammed Atta uccise l’hostess con una matita! O come a Digione dove un fanatico ha deciso di uccidere dieci francesi alla fermata dell’autobus investendoli con una macchina. Senza dimenticare le aggressioni con semplici coltelli da cucina in Israele di cui abbiamo avuto un asaggio anche a Milano. Il terrorismo si sconfigge con l’intelligence, l’analisi. Agendo militarmente dove si può come nei Paesi santuari del jihadismo. Senza se e senza ma. E se servono più soldi per la sicurezza perché tagliare le risorse e gli uomini alle Forze armate che poi nei santuari dei terroristi inviamo, e a volte senza regole di ingaggio precise, per fermare ed eliminare la causa del terrore nelle terre dove si consolida.
Ricevi sempre le ultime notizie
Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.
Stay Connected
Seguici sui nostri social !
Scrivi a In Terris
Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo: