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Legambiente: distrutto dalla cementificazione il 7% del territorio nazionale

In Italia, l’urbanizzazione del territorio ha impermeabilizzato o compromesso, fino al 2015, circa 2,11 milioni di ettari: il 7% del territorio nazionale, pari a circa un sesto della superficie coltivata (Sau)”. Lo rivela il dossier di Legambiente intitolato “Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi”. Il dossier, basato sui dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, vieneĀ diffuso in occasione della Giornata Mondiale della Terra, che si svolge sabatoĀ prossimo.

L’iniziativa “People4soil”

Tutelare il suolo ĆØ il primo modo di proteggere uomini, piante e animali, si legge nel comunicato stampa di Legambiente. Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento mille chilometri quadrati di suolo fertile, unā€™estensione pari allā€™intera cittĆ  di Roma. Per raccontare lā€™entitĆ  del consumo di suolo in Italia, Legambiente ha raccolto nel dossier “Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi” una serie di storie di “suolo consumato”.

E per la Giornata della Terra, il 22 aprile, lā€™associazione si mobilita in tutta Italia per incrementare le adesioni alla petizione popolare promossa dalla rete di ong europee People4Soil. La petizione – che puĆ² essere firmata anche online su www.salvailsuolo.it – chiede che lā€™Unione europea introduca una legislazione specifica sul suolo, riconoscendolo e tutelandolo come un patrimonio comune. Il traguardo da raggiungere ĆØ 1Ā milione di firme in tutta Europa entro il 12 settembre prossimo; 54mila le firme necessarie per raggiungere il quorum in Italia.

ā€œApprofittando dellā€™occasione offerta dalla Giornata della Terra, organizzeremo banchetti per tutto il fine settimana, coinvolgendo tutta la rete associativa, dalle cittĆ  a piccoli comuni – dichiara Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente -. Lā€™obiettivo ĆØ quello di raccogliere quante piĆ¹ firme possibile, ognuna di queste puĆ² davvero fare la differenza per fermare la cementificazione. Ma per vincere una battaglia cosƬ complessa ĆØ necessario spiegare bene ai cittadini che cosa comporta il consumo di suolo, un processo sostanzialmente irreversibile, e come nel nostro paese, per esempio, il territorio sia la risorsa piĆ¹ scarsa e quindi piĆ¹ preziosaā€.

Difendere il suolo dalla cementificazione selvaggia, dallā€™inquinamento e dagli interessi speculativi deve essere una prioritĆ  per garantire al nostro continente sicurezza alimentare, conservazione della biodiversitĆ  e regolazione dei cambiamenti climatici. La posta in gioco ĆØ alta e la battaglia difficile.

LeggeĀ sul contenimento del consumo di suolo

In Italia, a maggio 2016 la Camera dei deputati ha approvato la legge sul contenimento del consumo di suolo, che da allora ĆØ perĆ² ferma al Senato. Per il nostro e per tutti gli Stati membri dellā€™Unione serve urgentemente un riferimento normativo chiaro che ponga limiti alla trasformazione di nuovi suoli e spinga la rigenerazione urbana.

Il consumo di suolo ĆØ fenomeno codificato a livello europeo con lā€™espressione land take, ovvero la somma di tutti gli usi e le coperture del territorio, principalmente insediative e infrastrutturali, che sottraggono al suolo le sue funzioni fisico-chimiche e biologiche, e in parte creano una irreversibile ā€œsigillaturaā€ della crosta terrestre.

In Italia, considerata lā€™estensione del fenomeno rispetto alle dimensioni territoriali, frenare il consumo di suolo ĆØ una prioritĆ . E non ĆØ lā€™unica minaccia che grava sul suolo, aggredito anche da preoccupanti fenomeni di erosione; di inaridimento, in particolare al sud e nelle isole; di contaminazione che deriva da preesistenze industriali, da attivitĆ  abusive di conferimento rifiuti, da uso di fitofarmaci in agricoltura. Problemi estremamente seri, da affrontare nel quadro di una strategia europea, che al momento non esiste.

I dati del dossier

Nel dossier “Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi” alle storie raccolte dai regionali di Legambiente fanno da cornice i dati dellā€™Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

In Italia, lā€™urbanizzazione ha giĆ  compromesso il 7% del territorio nazionale, pari a circa un sesto della superficie coltivata (Sau). Il dato pro capite, 346 mq/abitante, ĆØ in linea con la media degli altri paesi europei. Il tasso di crescita ĆØ leggermente al di sotto di 22.000 ettari allā€™anno (cioĆØ 60 ettari al giorno). Negli ultimi due anni si ĆØ rilevato un rallentamento che, ove confermato dalle ulteriori e future rilevazioni, appare del tutto ascrivibile alle particolari condizioni di crisi congiunturale del settore delle costruzioni: ĆØ troppo presto per affermare che il dato riscontrato nel biennio 2014-2015 (35 ettari/giorno) corrisponda a un cambiamento strutturale. Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, i territori maggiormente urbanizzati corrispondono al quadrante nord-ovest del Paese (8,6%), sebbene le dinamiche espansive piĆ¹ vivaci riguardino il nord-est e lā€™Italia centrale. Alla Lombardia compete il ā€œrecord nazionaleā€ di superfici urbanizzate, stimate al 12,8% del territorio.

Le storie

Legambiente racconta una ventina tra le tante storie italiane di spreco di territorio, frutto della mancanza di regole nazionali e comunitarie sulla tutela del comparto ambientale del suolo. Cā€™ĆØ quella di MegalĆ² in Abruzzo, uno dei piĆ¹ grandi centri commerciali dā€™Italia sorto sulla naturale cassa dā€™espansione del fiume Pescara vincolata a inedificabilitĆ , e dei progetti di MegalĆ² 2 e 3. Cā€™ĆØ, in Calabria, il progetto dellā€™isola ecologica Battaglina, che prevedeva la realizzazione, in un bosco asservito a usi civici, di una delle discariche piĆ¹ grandi dā€™Europa. Dopo anni di battaglia giudiziaria non si farĆ , ma sul terreno 10 ettari di bosco sono stati sostituiti da un vasto cratere.

In Emilia Romagna, cā€™ĆØ lā€™avvio dei lavori per la realizzazione del primo lotto della Tirreno Brennero, che sarĆ  con tutta probabilitĆ  anche lā€™ultimo dato che i 2 miliardi necessari per completare lā€™opera non sono, nĆ© saranno, disponibili in futuro, si interromperĆ  in piena campagna, nel comune di Sissa-Trecasali, senza alcun collegamento a poli logistici, produttivi, o ad agglomerati urbani significativi, ma al contrario, attraversando aree di grande pregio agricolo e naturalistico.

Unā€™altra colata di asfalto inutile ĆØ quella della Pedemontana lombarda, di cui al momento sono stati realizzati solo i primi due lotti per una ventina di km, sostanzialmente privi di traffico, piĆ¹ le tangenziali di Como e Varese: questi lotti hanno comportato la piĆ¹ grande deforestazione mai compiuta in Lombardia dalla fine della seconda guerra mondiale.

A Roma, continua il suo iter tra polemiche e conflitti, revisioni e limature di cubature, il progetto dello stadio della Roma: dal milione di metri cubi si ĆØ ora scesi a 600.000 ma non cambia la sostanza di un progetto viziato dalla scelta sbagliata che riguarda lā€™area di Tor di Valle, ansa del Tevere che richiederebbe di essere dispensata sia da volumetrie che da opere di difesa idraulica, proprio per consentire al fiume di occupare allā€™occorrenza i suoi spazi. In Sicilia, tra Punta Religione e Marina di Modica un lembo di area costiera classificato come Sito di Interesse Comunitario, protetto dalla direttiva Habitat per la presenza di ambienti preziosi e vulnerabili, ha visto ripartire le ruspe (giĆ  bloccate nel 2006) per la realizzazione di un complesso turistico di 40.000 metri quadri di superficie, di cui 3000 metri quadri di edifici.

Ma sono tante altre ancora le vicende di autostrade, aeroporti, ville e insediamenti e centri commerciali raccontate nel dossier di “Legambiente Suolo minacciato, ancora cemento” oltre la crisi. NĆ© mancano le storie di chi dice ā€œnoā€, storie di suoli salvati come quelle, per esempio, della Regione Sardegna, del comune di Tollo in Abruzzo per la difesa del suolo agricolo, delle varianti urbanistiche con cui comuni come Artegna in Friuli Venezia Giulia e Borgarello in Lombardia hanno restituito a verde agricolo vaste porzioni di territorio destinata ad aree industriali o commerciali.

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