Il titolo inglese è più “forte”, perché parla di “Ultimo testamento”, la versione italiana ripiega in un più soft “Benedetto XVI. Ultime conversazioni”. Ma di certo il nuovo libro intervista del Papa emerito scritto dal biografo-giornalista tedesco Peter Seewald, la cui uscita in contemporanea mondiale è prevista per il prossimo 9 settembre, farà discutere. E riflettere.
Il volume – spiega Luigi Accattoli, che ha dato la notizia di questa nuova pubblicazione sul Corriere della Sera – tocca le tappe più importanti della vita di Ratzinger: l’infanzia sotto il regime nazista, la scoperta della vocazione, gli anni difficili della guerra, poi il servizio in Vaticano e il forte legame con Giovanni Paolo II, fino all’elezione al soglio pontificio, con l’ansia dei primi giorni da successore di Pietro e, alla fine, la decisione della rinuncia al pontificato. Benedetto XVI volge lo sguardo anche sul suo successore, Francesco, un nome inaspettato per lui alla vigilia del Conclave, trattando della sua figura umana e papale e accennando sia a ciò che lo accomuna a lui sia a quanto lo differenzia.
Nel libro il Papa emerito respinge la critica di chi lo ha considerato troppo «accademico» e concentrato su studio e scrittura e rifiuta di essere considerato un «restauratore» in ambito liturgico. Parla dei suoi tentativi di riformare lo Ior e della piaga della pedofilia, sottolineando le difficoltà che un Papa incontra quando cerca di intervenire sulla «sporcizia nella Chiesa». Racconta di come ha preparato in gran segreto la rinuncia e ammette di aver appreso «con sorpresa» il nome del suo successore: aveva pensato a dei nomi, «ma non a lui».
Seewald ha già raccolto in altri tre volumi i suoi dialoghi con Joseph Ratzinger (due da cardinale, nel 1996 e nel 2000, e uno da Papa, intitolato Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, nel 2010). In questo però, che passerà alla storia come il primo scritto da un Papa Emerito, Benedetto XVI parla del suo pontificato, oggetto di attacchi spregiudicati dentro e fuori la Curia romana che ricordano quelli di cui erano vittime i Pontefici medioevali.
“Non ho mai percepito il potere – afferma Ratzinger in Ultime conversazioni – come una posizione di forza, ma sempre come responsabilità, come un compito pesante e gravoso. Un compito che costringe ogni giorno a chiedersi: ne sono stato all’altezza?”.
Il volume, spiega l’editore italiano Garzanti, rappresenta “il testamento spirituale, il lascito intimo e personale del Papa che più di ogni altro è riuscito ad attirare l’attenzione sia dei fedeli sia dei non credenti sul ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo. Indimenticabile resta la scelta di abbandonare il pontificato e di rinunciare al potere: un gesto senza precedenti e destinato a cambiare per sempre il corso della storia.
In questa lunga intervista con Seewald il Papa affronta per la prima volta i tormenti, la commozione e i duri momenti che hanno preceduto le sue dimissioni; ma risponde anche, con sorprendente sincerità, alle tante domande sulla sua vita pubblica e privata: la carriera di teologo di successo e l’amicizia con san Giovanni Paolo II, i giorni del Concilio Vaticano II e l’elezione al papato, gli scandali degli abusi sessuali del clero e i complotti di Vatileaks. Benedetto XVI si racconta con estremo coraggio e candore, alternando ricordi personali a parole profonde e cariche di speranza sul futuro della fede e della cristianità. Leggere oggi le sue ultime riflessioni è un’occasione privilegiata per rivivere e riascoltare i pensieri e gli insegnamenti di un uomo straordinario capace di amare e di stupire il mondo”.
Congedandosi per sempre dal mondo il 28 febbraio 2013 sul balcone del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Ratzinger aveva detto: “Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo”.
Un pellegrino che, trasferitosi stabilmente all’interno del “recinto di Pietro”, nel monastero Mater Ecclesiae nei giardini vaticani, ha rotto poche volte il suo silenzio. Lo ha fatto ultimamente il 28 giugno scorso ritornando per la prima volta dopo le dimissioni nel Palazzo Apostolico che negli anni del pontificato era stato la sua casa. Francesco ha voluto festeggiare con lui nella sala Clementina il suo 65esimo anniversario di sacerdozio in una cerimonia semplice e commovente nella quale è emersa in modo trasparente l’amicizia autentica che lega Ratzinger al suo successore: “Grazie soprattutto a lei, Santo Padre: la sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente più che nei giardini vaticani, con la bellezza, la Sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. Grazie anche della parola di ringraziamento, per tutto. E speriamo che lei potrà andare avanti con noi tutti con questa via della misericordia divina, mostrando la strada di Gesù, a Gesù, a Dio”. Parole riprese e sviluppate nel libro intervista, destinato senza dubbio a diventare un bestseller.