Una cooperativa dove lavorano fianco a fianco donne vittime della guerra della ex-Jugoslavia. Gli odi nazionalisti hanno portato via loro mariti e fratelli, padri e figli. Ma da quella tragedia indimenticata è nata un’iniziativa capace di rimarginare le loro ferite. Da 12 anni una trentina di donne – madri e figlie, cattoliche, ortodosse e musulmane – operano nella cooperativa agricola “Insieme” per la lavorazione di lamponi e altri piccoli frutti a Bratunac, nella Bosnia Erzegovina, a soli 11 chilometri da Srebrenica.
Un’esperienza nata dall’idea di 10 persone, in maggioranza donne, che, nel 2003, hanno deciso di riattivare l’economia rurale del villaggio legata alla produzione di lamponi. Fino al 1991 Bratunac era infatti la principale zona di produzione di piccoli frutti della Jugoslavia, tanto che il 90% della popolazione era impiegato in questo settore. Oggi i soci della cooperativa sono più di 500 e 28 le persone che vi lavorano. Grazie a numerosi canali di distribuzione, l’azienda vende i suoi prodotti – frutta surgelata, succhi e conserve – in diversi Paesi europei compresa l’Italia.
L’iniziativa è stata resa possibile, oltre che con il lavoro di operatori umanitari impegnati in organizzazioni di volontariato raccolte nel Consorzio italiano di solidarietà (da qui anche la scelta di un nome italiano per la cooperativa), anche grazie all’amicizia tra Radmila ‘Rada’ Zarkovic, originaria di Mostar, un passato con le Donne in nero e attuale presidente della Cooperativa Agricola Insieme, Skender Hot, di Tuzla che della cooperativa è direttore, e Mario Boccia, fotogiornalista italiano che ha seguito e documentato il conflitto nei Balcani fin dall’inizio.
“Nessun manager avrebbe scelto di fare impresa lì perché è il luogo dove si è consumata la strage più grande, dove l’odio e il rancore sono stati i più forti – racconta Boccia – In questo senso, il progetto della cooperativa è politico oltre che solidale, perché quelle donne hanno capito che per ricominciare una vita comune dovevano ricostruire le condizioni per poterla vivere, a partire dal lavoro. Rada mi diceva: ‘Non voglio fare un convegno sul dialogo interreligioso o su quanto è bello stare insieme, voglio offrire lavoro’. E così è stato”.
La storia della Cooperativa Agricola Insieme e dell’amicizia internazionale che l’ha resa possibile sta per diventare un film. A girarlo saranno i registi Mario e Stefano Martone, già autori di “Napoli 24”, documentario presentato al Torino Film Festival 2010, e di “Lucciole per lanterne”, ambientato nella Patagonia cilena. Dopo i primi sopralluoghi a Sarajevo, Tuzla, Mostar, Srebrenica e Bratunac, i due registi torneranno in Bosnia in estate per terminare le riprese. Sarà un momento importante, spiegano gli autori sul sito del progetto, “sia per la cooperativa, perché inizia la stagione della raccolta, sia per la Bosnia, dato che a luglio 2015 saranno trascorsi 20 anni dal massacro di Srebrenica”.
In occasione della Giornata internazionale della donna che si celebra l’8 marzo, le lavoratrici della Cooperativa Agricola Insieme partecipano a un incontro promosso dai Parlamentari italiani per la pace alla Camera dei Deputati. Previsto il saluto della presidente della Camera, Laura Boldrini, una degustazione dei prodotti della cooperativa e una mostra sulla ex Jugoslavia con fotografie di Mario Boccia. “Un’iniziativa importante, voluta, che racconta un percorso di riconciliazione e di costruzione della pace”, commenta Giulio Marcon, deputato di Sel che negli anni Novanta è stato presidente del Consorzio italiano di solidarietà.