Spavaldi in gruppo, fragili e titubanti quando sono soli. Negli occhi dei dipendenti dell’Indesit a Fabriano c’è soprattutto la paura. Quella di perdere il posto, ma anche quella di ritorsioni ad personam se qualcuno si azzarda a farsi vedere troppo battagliero. Il clima è questo, a torto o a ragione. Perché ciò che pesa è soprattutto l’incertezza sul futuro, la consapevolezza che un piano esuberi sia stato stilato ma senza che ci sia stata chiarezza su chi e quando colpirà. Per adesso solo voci, indiscrezioni, soffiate, numeri generici: quanto di più logorante ci possa essere per un essere umano, specie se impegnato in una lotta sindacale.
Ogni lavoratore vive immerso nella propria storia. Come Maria, 47 anni, da oltre 25 nell’azienda: “Non mi faccia parlare – racconta titubante a In Terris – non so cosa dire. E’ una vita che lavoro qui e so fare solo questo. Nessuno mi ha detto se sarò licenziata oppure no, e per questo preferirei non espormi”. Stessa preoccupazione da parte di Renato, 54 anni: “Una volta Fabriano era un paese ricco, prospero. Si lavorava tanto, e si guadagnava anche. Oggi non c’è rimasto quasi nulla, e se taglieranno ancora resterà davvero una città fantasma. Io poi, se contiamo che a 30 anni per questo tipo di lavoro ti considerano già vecchio, davvero non so che fine farò…”
Nel dettaglio poi si prevede la chiusura dello stabilimento di Carinaro (Caserta), con 815 dipendenti per la
Cifre che sembrerebbero evidenziare un trend positivo. Ma ai lavoratori è uno solo il numero che interessa: quello degli esuberi. E quando lo sguardo volge da quel lato, è notte fonda. Ecco perché il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, durante l’incontro su Whirlpool al Mise, ha tuonato: “L’azienda deve essere chiara, bisogna dire che non ci sono pregiudiziali a cambiare il piano, la nostra disponibilità al dialogo dipende da questo: se pensano che la sostenibilità del piano si realizzi con gli ammortizzatori sociali e non con le attività produttive noi non ci staremo. Per noi se non si rivede subito il piano si alzerà la mobilitazione e lo scontro. Non ci possono essere scorciatoie – ha spiegato Bentivogli – in alcune aree di Italia come Caserta garantire l’occupazione significa garantire l’arrivo di attività e missioni industriali e non assistenzialismo”.