L’Australia ha deciso di revocare l’accesso ai profughi riconosciuti in Indonesia dopo il primo luglio dalla Commissione Onu per i rifugiati (Unhcr). Si accendono così nuove tensioni – a pochi giorni dall’elezione del nuovo governatore Joko Widodo – tra il governo di Jakarta e quello conservatore di Canberra. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Immigrazione Scott Morrison, i profughi registrati prima di luglio saranno ancora accolti, ma “l’attesa sarà lunga”.
Non hanno tardato ad arrivare le proteste da Jakarta, dove il primo a rilasciare delle dichiarazioni in merito è stato il ministro per la legge e i diritti umani, Yasonna Laoly, che accusa il governo di Canberra di aver “scaricato” sull’Indonesia la pesante responsabilità di prendersi cura di migliaia di profughi. “È una questione di diritti umani – ha dichiarato Laloy alla Abc (radio australiana) – L’Australia ha il diritto di farlo, ma per noi è un grave carico.
Il Programma Umanitario australiano per 2014 -2015 prevede di fornire 13750 posti, 11.000 dei quali riservati per le persone all’estero, quasi tutti dei quali saranno nei paesi di primo asilo. Queste nuove disposizioni del governo di Cranberra, secondo il ministro dell’immigrazione, dovrebbe fermare il flusso degli immigrati che richiedono asilo in Australia e Indonesia e incoraggiarli verso la scelta del reinsediamento. Anche le varie associazioni per i diritti umani hanno espresso il loro dissenso verso la decisione del governo australiano.
L’Amministratore delegato di Refuge Council of Australia, Paul Power, ha ritenuto la decisione “assolutamente scandalosa – e ha spiegato – questa metterà l’Indonesia ancora più sotto pressione”, mentre Elaine Pearson di Human Rights Watch ritiene che “se l’Australia si sta davvero operando per salvare le vite umane in mare, il numero delle persone provenienti dall’Indonesia dovrebbe essere maggiore e non minore”.