Lampedusa, un anno dopo: poco o niente è cambiato. Esattamente 365 giorni fa, infatti, si consumava una strage di migranti: un barcone su cui viaggiavano oltre 500 persone in cerca di una nuova vita affondò, provocando la morte di 376 di loro. Quegli eventi tragici sono diventati una ricorrenza: già ieri erano arrivati i primi sopravvissuti e i familiari di alcune delle vittime del naufragio.
Luam, una 25enne eritrea, è stata l’ultima ad essere tirata fuori dalle acque del Mediterraneo: “Siamo qui per ricordare i nostri amici – spiega – sono contenta di essere tornata anche per rivedere le persone che mi hanno salvato la vita”. Molti di loro, infatti, sono qui per ricordare: ma anche per ringraziare chi si è adoperato per aiutarli.
Ma ricordare vuol dire anche stabilire delle priorità: salvare vite umane, è la necessità più urgente per Amnesty International. In un periodo in cui Mare Nostrum viene spesso messo in discussione, l’organizzazione internazionale ha voluto ribadire l’importanza dell’operazione: “Un anno fa -ha spiegato il direttore generale di Amnesty Italia, Gianni Rufini- oltre 500 persone annegarono in una serie di rovinosi naufragi al largo di Lampedusa. Il lutto e l’indignazione per quei naufragi hanno spinto il governo italiano a lanciare l’operazione Mare nostrum. Per la prima volta, un Paese dell’Ue ha dato priorità alla ricerca e al soccorso in mare: grazie a questo sforzo, oltre 138.000 persone sono state salvate”.