L’Alzheimer è contagioso? I ricercatori britannici dicono di sì

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Secondo uno studio pubblicato recentemente dall’University College of London, il morbo di Alzheimer potrebbe essere trasmissibile. Niente paura però, il contagio può avvenire soltanto tramite un raro procedimento medico che non viene più utilizzato dal 1985. I ricercatori hanno riscontrato solo oggi le conseguenze di quella procedura che, spiegano, può avere oltre 50 anni di incubazione.

I pazienti contagiati, circa 450 in tutto il mondo, erano stati sottoposti nell’infanzia ad un trattamento a base di Somatropina, meglio conosciuto come ormone della crescita, ottenuta da ipofisi estratte dai cadaveri e soggetta a contaminazioni prioniche ( proteine “tossiche” dall’alta natura infettiva ). La procedura fu interrotta dopo che diversi pazienti iniziarono a sviluppare la rara sindrome degenerativa di Creutzfeldts-Jakob.

Attraverso l’autopsia di otto cadaveri deceduti per il Creutzfeldts-Jakob a seguito del trattamento, gli scienziati londinesi hanno riscontrato in sei dei pazienti in questione una produzione anomala di beta-amiloidi, peptidi responsabili della formazione delle placche celebrali caratteristiche dell’Alzheimer. Quattro di loro in oltre sono risultati affetti da angiopatia amiloide cerebrale, un altro segno di riconoscimento del morbo.

Dame Sally Davies, del Department of Health inglese, ha sottolineato come questo sia uno studio molto ristretto, basato su un campione di soli otto cadaveri, e per ora non c’è nessuna indicazione che l’Alzheimer possa essere trasmissibile da un essere umano all’altro, salvo procedure mediche particolari. Quella dei ricercatori britannici è solo una parte del programma più vasto in atto per combattere il morbo e le sue implicazioni saranno analizzate da vicino prima di trarre conclusioni affrettate.

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