“E’ solo un semplice gesto, non mi ha fatto sentire migliore perchĆ© nessuno ci potrĆ assolvere dalle morti che concediamo, che non vogliamo impedire, o che vorremmo tanto poter impedire ma che non riusciamo a fermare. Piantando questo piccolo arbusto non mi sono sentita migliore ma garantisco che farlo mi ha fatto riflettere sul fatto che basterebbe poco per esserlo almeno un poā. Per me un albero ĆØ dignitĆ ” queste le parole di una delle promotrici di “albero del migrante”, Maria Laudato, che insieme ad Alessia Arcolaci e Karole Di Tommaso si sta impegnando per ricordare chi ha perso la vita in mare, in particolare le 800 vittimeĀ del recente naufragio avvenuto nel Mediterraneo nella notte tra il 19 e il 20 aprile.
Dare dignitĆ , ma non solo: far nascere dalla morte una nuova vita. E, soprattutto, non dimenticare. E’ questo il senso e lo scopo dell’iniziativa.”Lāalbero del migrante ā spiegano – vuole ricordare ogni persona che ha perso la vita in mare, darle una degna sepoltura piantando un albero. Per ricordarli uno ad uno e generare vita dal loro sacrificio”. L’obiettivo ĆØ 900, per celebrare ciascuna delle vittime dell’ultimo sbarco, ma tanto meglio se gli alberi piantati saranno di piĆ¹: “saremo tutti parte di un memoriale verde che vivrĆ con noi e crescerĆ con noi”.
L’idea ha fatto presto a diffondersi nei social network, in testa Twitter e Facebook: gli alberi piantati sono ancora pochi, ma i “like” aumentano di ora in ora. I primi due alberi sono stati piantati a Roma nel Parco delle Energie, due ulivi come auspicio di pace. Poco dopo, un altro piccolo olivo ĆØ spuntato in Molise, per celebrare il 25 aprile. Poi, a Caltanissetta, ĆØ stata una delegazione di migranti a piantare un albero nel cortile di un liceo. Negli ultimi giorni, sono spuntati ancora alberi: noccioli, ciliegi, tutti fotografati e condivisi sui social, a volte accompagnati da un testo che spiega le ragioni del gesto e dell’adesione all’iniziativa.