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La Turchia ospita il summit sulla libertà del web mentre processa 29 utenti di Twitter

Dal 3 al 5 settembre Istanbul ospita l’Internet Governance Forum, un evento organizzato dalle Nazioni Unite per condividere le migliori pratiche in tema di regolamentazione della Rete, sicurezza e diritti umani.

Una scelta abbastanza singolare, quella della Turchia come paese ospitante, visto che 29 utenti di Twitter sono sotto processo a Smirne e rischiano fino a tre anni di carcere per istigazione a infrangere la legge. La preferenza accordata alla Turchia, non certo un esempio in materia di libertà d’espressione su Internet, per la IX edizione della tavola rotonda ha fatto discutere suscitando dubbi e polemiche. Le autorità di Ankara e il governo del Premier Erdogan, infatti, si sono distinti per la repressione delle proteste antigovernative dello scorso anno e per il bavaglio imposto a popolari siti per la condivisione di immagini e informazioni, come Twitter e Youtube.

Ma in questa triste classifica la Turchia non è l’unico paese a usare la mano dura sulla Rete. Nel corso di una conferenza online, Amnesty International ha parlato anche della situazione Arabia Saudita, Etiopia, Stati Uniti d’America e Vietnam. In Etiopia, sette blogger rischiano la pena di morte per aver diffuso informazioni sulla sicurezza online; in Vietnam, 34 blogger sono in carcere e due di essi sono stati già condannati a 10 e 12 anni per aver denunciato nei loro post le violazioni dei diritti umani in corso nel paese; in Arabia Saudita, il fondatore di un portale è stato condannato a 10 anni, 1000 frustate e una multa equivalente a oltre 200.000 euro per “insulto all’islam”. C’è poi il caso, più che noto, di Edward Snowden, cittadino statunitense attualmente in esilio in Russia, che rischia 30 anni di carcere in caso di estradizione per aver denunciato i metodi indiscriminati di sorveglianza globale del suo governo.

“I diritti umani si applicano allo stesso modo, sul web come fuori – ha detto il Sottosegretario Generale al coordinamento delle politiche del Dipartimento affari economici e sociali dell’Onu Thomas Gass – Ovviamente spetta allo Stato legiferare in merito. Ma i valori di base, la libertà d’espressione, il rispetto dell’altro, dell’integrità dell’altro, questi valori devono essere rispettati anche su internet”.

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