La nostra ĆØ unāepoca che vive di esasperazioni. CiĆ² avviene persino in tema di dieta, e puĆ² mettere a rischio la salute. Ad esempio lāesasperata ricerca di cibo cosiddetto “sano” puĆ² diventare, a lungo termine, pericoloso, per i numerosi trattamenti e le sostanze che l’industria alimentare utilizza. Grazie all’aiuto di esperti del settore, analizziamo alcuni dei prodotti che, con piĆ¹ largo consumo, finiscono sulle nostre tavole.
Il pomodoro
Era considerato il nostro āoro rosso”, per il buon sapore e il colore pastello dai toni piĆ¹ o meno accesi, espressione di quella positivitĆ , energia e passionalitĆ , caratteristiche tutte italiane. Ma la logica dei grandi numeri, nella distribuzione mondiale, sta facendo perdere, passo dopo passo, la visione poetica di questo ortaggio, archiviandola, come un mero ricordo, lasciandone vivere la sua genuinitĆ , solo a chi, piĆ¹ fortunato, riesce ancora a coltivare il proprio orto, fuori dalle logiche globali.
Semi āmade in multinazionaleā
Il seme del pomodoro, infatti, come quello di altre verdure, non ĆØ piĆ¹ solo in mani italiane. Sugli scaffali di tanti supermercati, le confezioni della passata dal colore invitante spesso nascondono differenti veritĆ .
Esempio: il mercato dei semi da conserva, ĆØ nelle mani di alcune multinazionali, che chiedono un prodotto rosso brillante, omologato nella forma, consistente nella polpa, non soggetto a spaccature. L’industria chiede di “creare” un pomo dalla buccia resistente perchĆ© non si rovini e non si rompa, durante la fase della raccolta automatizzata.
L’intera coltivazione deve essere omogenea per evitare anche scarti e sprechi. Per questo, molta selezione viene effettuata in laboratorio, perchĆ© siano soddisfatte tutte le esigenze e richieste del commercio globale. In questo modo, vengono preparati semi che producono pomodori con piĆ¹ o meno acqua, colore piĆ¹ o meno rosso, nelle varianti per conserva e da tavola, e nel rispetto anche della forma e della grandezza. Tutto deve essere coltivato secondo regimi omologati, come le multinazionali esigono.
Il ministero delle Politiche agricole, a tal proposito, ha elaborato il catalogo delle varietĆ e specie di ortaggi derivanti da sementi ibride di laboratorio, identificate da codici specifici, a conferma di quanti semi siano nelle mani delle compagnie sementiere.
Come aggirare il sistema
La produzione ĆØ quindi blindata, e i semi non conformi non possono essere scambiati sul mercato ufficiale. Per aggirare il sistema, in Europa, molti attivisti che intendono preservare la vera agricoltura biologica inviano ai Paesi piĆ¹ poveri (in America Latina in particolare), grosse quantitĆ di semi tradizionali e naturali, nascosti nel fondo delle confezioni di prodotti da esportazione, come i biscotti.
Pomodoro San Marzano
Se non adottassero questo stratagemma, l’America Centro-Meridionale, ad esempio, sarebbe costretta a sborsare ingenti somme di denaro, di cui non dispone, alle multinazionali, per avere sementi di natura ibrida. Questo meccanismo, che permette di superare le dogane senza problemi, nel tempo si ĆØ rivelato interessante anche per salvaguardare le biodiversitĆ .
Per limitare i danni, Toscana, Campania e Puglia, trentāanni fa hanno costituito la banca delle sementi, grazie alla quale si sono salvati i semi tutti naturali del pomodoro San Marzano, che rimangono di proprietĆ delle tre Regioni. Infatti sono pomi che preservano il sapore, dalla buccia morbida, che devono essere pelati manualmente, ideali per la pizza, e per la preparazione di sughi gustosissimi. Tutte caratteristiche che il frutto coltivato da semi ibridi ha perso. Inoltre ĆØ sempre piĆ¹ dilagante l’uso di “pesticidi maturandi”, irrorati sui pomi ancora acerbi, che li maturano velocemente per i bisogni del mercato.
Gelato
Due le qualitĆ per la distribuzione: artigianale e industriale, ma anche la prima puĆ² nascondere delle insidie, per la presenza di numerosi coloranti, e per il mancato rispetto di alcuni procedimenti che dovrebbero rendere il prodotto tale al 100%. Il vero gelato artigianale prevede una lavorazione piĆ¹ lunga rispetto a quella industriale, grazie all’utilizzo di ingredienti naturali semplici e freschi.
Purtroppo non esiste una regolamentazione certa che determini la completa artigianalitĆ del prodotto. Il gelato in Italia, puĆ² avvalersi anche di prodotti semilavorati con pasta di frutta al 100% o con miscele piĆ¹ complesse. Per la sua tutela, ĆØ nata l’Associazione Gelatieri che, seguendo un codice etico, produce il prodotto senza l’uso di coloranti, grassi idrogenati, polveri varie e aromi, col solo scopo di rispettare la qualitĆ e soddisfare il vero gusto. Ma di questa associazione fa parte un numero troppo ridotto di gelaterie, rispetto alle numerose esistenti in Italia.
Sapore artificiale
Produrre con soli ingredienti naturali ĆØ sempre meno conveniente. Prendiamo ad esempio la vaniglia. La bacca naturale costa qualche centinaio di euro al chilo. Per questo, ĆØ molto piĆ¹ economico acquistare i preparati in busta al sapore di vaniglia, che ne esprimono l’aroma. Per crearli, spesso, viene utilizzata la crusca di riso che, lavorata in laboratorio, fornisce una polvere somigliante alla vaniglia. L’industria aromatiera, negli anni, ĆØ stata quindi capace di riprodurre numerosi aromi, clonando la struttura dei singoli ingredienti, individuandone addirittura le particelle molecolari. Il mondo globale dell’alimentazione ha poi lavorato su gusto e psicologia, studiando la stimolazione creata dagli aromi, sia per il gusto, che per l’olfatto, accentuandone, forzatamente, il sapore.
Pane
La farina, ingrediente fondamentale per l’impasto del pane, deriva dal chicco di grano, da cui si estrae anche crusca, farinaccio, glutine e amido, tutte sostanze naturali che, per le varie esigenze del mercato, troppo spesso vengono lavorate perdendo la loro genuinitĆ . Il pane quotidiano, infatti, non ĆØ sempre tradizionale e fresco come vogliono farci credere. In molti casi, la sua lievitazione ĆØ cosƬ rapida che, in tre ore, il pane ĆØ pronto per le nostre tavole. I panificatori che non prendono, per cosƬ dire “scorciatorie“, fanno lievitare l’impasto dalle 24 alle 48 ore, come tradizione vuole, per avere un prodotto sano e di massima digeribilitĆ . In caso contrario, si fa uso di miglioratori, ovvero, additivi. Una vera assurditĆ .
Ma l’Europa tutela i furbi, e l’ultimo regolamento approvato nel 2011, consente l’aggiunta di sostanze ed enzimi come i coadiuvanti tecnologici. In molti supermercati, il pane acquistato giĆ confezionato, puĆ² essere stato anche preincartato settimane prima, dopo che l’impasto ĆØ stato scongelato per essere infornato, finendo, poi, sugli scaffali come prodotto fresco. Procedure ammesse dalla legge per la grande distribuzione, che fanno un’ingiusta concorrenza ai panificatori privati.
Per accelerare la lievitazione, lāUnione Europea ha approvato lāutilizzo di una serie di sostanze (Fosfilifasi, Cisterna, Alfa e beta amilasi,Ā Emicellulasi, Xilanasi, Transglutaminasi, Amilasi malto genica) da cui spesso traggono origine le numerose intolleranze alimentari.
Lāindustria del pane e le intolleranze alimentari
L’amilasi malto genica, ad esempio, puĆ² dare allergia respiratoria e irritazione gastrointestinale.
La farina integrale, (poco raffinata, contenente un’alta percentuale di fibre) utilizzata per la produzione di biscotti e di altri prodotti confezionati, spesso non ĆØ proprio tale, ma nasce dalla miscela di farina bianca mischiata a crusca. Con la produzione industriale, si sta esaurendo anche la cultura del lievito madre, che prevede tempi lunghi di preparazione, a vantaggio del lievito commerciale a fermentazione rapida.
Cosi, negli ultimi cinquantāanni,Ā ĆØ stato stravolto anche l’alimento piĆ¹ antico e piĆ¹ diffuso come il pane, rendendo molte persone intolleranti al glutine, uno degli enzimi da cui ĆØ da sempre stato composto. Il glutine, di per sĆ©, di difficile digestione, ma reso facilmente digeribile grazie ad una lievitazione di 16/18 ore, adesso provoca intolleranze, solo perchĆ© le lievitazioni accelerate non permettono di scaricare il carico tossico naturale dell’enzima. Tra le intolleranze la piĆ¹ diffuse laĀ celiachia, infiammazione cronica dell’intestino tenue, che sta rischiando di dilagare come un’epidemia.
Il mondo cambia anche sulla tavola
Tanti i disastri alimentari, che dimostrano quanto l’ambiente e la cultura stiano cambiando velocemente, senza che il nostro organismo riesca ad adattarsi allo stesso ritmo delle esigenze commerciali globali. Attenzione, invece, a chi non ha problemi a digerire il glutine. Chi lo elimina a prescindere, rischia di assumere piĆ¹ grassi e calorie, che potrebbero creare altri problemi, perchĆ© il glutine in qualche modo va sostituito con altre sostanze. Eliminarlo significa necessariamente dover assumere, ad esempio, piĆ¹ carne, verdure, frutta, olio d’oliva, noci.
Il mondo, con la sua āevoluzioneā, non si puĆ² fermare. Per ristabilire un certo equilibrio, dovremmo tornare indietro di almeno 2/3 generazioni, ma non essendo piĆ¹ possibile, dovremmo solo essere capaci e coerenti, nel saperci assumere le responsabilitĆ di tutte le conseguenze di scelte spavalde.