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LA PARABOLA DELL’IRLANDA

Cosa sappiamo dellā€™Irlanda veramente?Ā Oltre alla birra, con la Guinness come immagine, oltre al rugby, oltre alle immagini dei leprecani nellā€™immaginario collettivo si pensa alla crisi di un intero stato e alle grandi aziende che hanno sede sullā€™isola per sfruttarne la bassa tassazione.Ā Crisi e grandi aziende, sembra un ossimoro ma non fu cosƬ.

Negli anni passati lo stato irlandese ĆØ stato oggetto di una grande ascesa economica, dovuta, principalmente, ad unā€™alta dinamicitĆ  del sistema, caratterizzato da un apparato burocratico non invadente, un sistema giuridico giuridico che garantisce la certezza del diritto nella tutela dei contratti e, soprattutto, una corporate tax flat del 12,5%, non un sistema ā€œcontrattuale ad personamā€ come quello che applicĆ² il Lussemburgo di Juncker (che rappresentava una vera e propria gestione beggar thy neighbors) ma un impianto certo ed uguale per tutti, cosa che ha spinto numerose aziende a insediarsi nel territorio.

Il sistema fiscale, inoltre, ĆØ caratterizzato anche dalla detassazione del ā€œdiritto dā€™autoreā€.Ā Lā€™assenza dā€™imposta sulla proprietĆ  intellettuale e la tutela della stessa mediante una normativa tassativa, come quella che viene dallā€™elaborazione dellā€™Unione Europea, ha spinto lā€™apertura di imprese relative al cosiddetto terziario avanzato e, in particolar modo, per la produzione di software.

La rapida crescita economica, tuttavia, ĆØ stata anche la prima causa della crisi che, dal 2007 in poi, ha colpito lā€™isola. Ā Gli alti tassi di crescita attirarono diversi cittadini in cerca di opportunitĆ  di lavoro e di business e questo portĆ² ad un incremento di richieste di residenza e di abitazioni; tutto questo spinse una vera bolla immobiliare, destinata ad esplodere con la crisi finanziaria. Immobili divennero sopravvalutati e le vendite calarono in concomitanza con la riduzione del giro dā€˜affarii; le banche, quindi, si trovarono eccessivamente esposte sia dal lato degli impieghi sia dal lato finanziario, cosa che si tradusse in una drammatica crisi di liquiditĆ  che obbligĆ² lo stato a intervenire per evitare un crack del sistema

Lā€™immissione di liquiditĆ  pubblica, resasi necessaria, spinse in alto il rapporto debito/PIL che, da circa il 25% del 2007 salƬ in pochi mesi fin oltre il 65% per toccare il 120% circa nel 2012.

Per sostenere lā€™economia nazionale ed evitarne un default, provata da questo stato di crisi, giĆ  nel 2008 UE e FMI stanziarono quasi 100 miliardi di euro furono stanziati diversi miliardi di Euro con la clausola dellā€™obbligo di ricondurre il disavanzo sotto il 3% del PIL entro il 2014.

Lo stato irlandese per cercare il rilancio seguƬ la strada del taglio della spesa per ridurre al minimo la leva fiscale per non andare a pesare su cittadini e industria. Si adottĆ² una forma di austerity decisamente diversa da quella che impose Monti, che soffocĆ² lā€™Italia con un aggravio fiscale senza precedenti ma che permise che lentamente, lā€™Irlanda cominciasse a uscire dallā€™impasse giĆ  nel 2012.

Oggi i dati economici mostrano che la ā€œcuraā€ dovrebbe aver avuto effetto, lā€™Irlanda segna un previsionale di crescita del PIL 2015 al 26.3%, ben superiore giĆ  allā€™ottimo 7.8% stimato in precedenza, e maggiore a qualsiasi altro dato fornito dalle economie nazionali sul globo; contemporaneamente il rapporto debito/PIL si avvia a scendere sotto lā€™80% segando un ritorno alla stabilitĆ  e alla sostenibilitĆ  dei conti pubblici e il tasso di disoccupazione scende sotto lā€™8%, quasi dimezzandosi rispetto agli anni piĆ¹ critici.

Questo risultato ĆØ stato consentito dallā€™ostinazione di non voler toccare il prelievo fiscale, mantenendo unā€™aliquota ā€œlightā€ soprattutto sulle imprese, cosa che ha permesso di non veder ridotti gli investimenti esteri nemmeno nella fase piĆ¹ buia della crisi.

Vero ĆØ che un dato sorprendente come questo vada preso con la dovuta prudenza, poichĆ© il Q! 2016 si ĆØ concluso con una contrazione di oltre due punti percentuali su quello dellā€™anno precedente, cosa che sarebbe anche fisiologica dopo un boom del genere, e YtY si registrerebbe una crescita di ā€œappenaā€ un 2.3% comunque ben superiore ai tassi di crescita di tutta lā€™euroarea.

Unā€™ombra, perĆ², la si puĆ² individuare nella crescita del debito privato, che cresce ancora superando il 200% del PIL, cosa che potrebbe essere lā€™indicatore di una nuova bolla che sta montando oppure, se visto sotto un altro aspetto, come un miglioramento delle aspettative di medio lungo periodo.

Lā€™esempio irlandese, forse, mostra che unā€™alternativa vera alle politiche condotte in Italia, condotte sul modello ā€œtassa e spendiā€, esiste ed ĆØ decisamente piĆ¹ efficace dei palliativi che sono stati messi in atto dagli ultimi esecutivi.

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