La crisi ha fatto tornare la vecchia cambiale, dilazione del pagamento per fronteggiare difficoltà impreviste e difendere gli incassi da parte delle aziende. Ma tornano anche le cambiali protestate, ossia i mancati pagamenti sul ‘pagherò’: aumenti di oltre il 300% in alcune realtà sul territorio nazionale e un totale di 951.296 nel solo 2013, per un ammontare di 1.606 miliardi di euro. E’ quanto emerge da un’analisi di Gextra, una società del gruppo Italfondiario specializzata nel recupero crediti che fotografa la realtà di alcune città italiane.
“Osservando lo scenario di mercato – afferma Francesca Carafa, presidente e amministratore delegato di Gextra – in questi ultimi anni si è accentuata la fragilità finanziaria di famiglie e imprese. Per tale motivo già da qualche anno si rileva una richiesta di dilazione attraverso il rilascio di cambiali, che hanno registrato un nuovo importante incremento”. Rieti, alto Lazio, ad esempio, secondo la società ha visto nel 2013 un’esplosione sia del numero di protesti legati alle cambiali (+374% sull’anno prima) che dell’ammontare (+341%).
Un’eccezione rispetto al trend che vede le province del Nord registrare i maggiori incrementi dei protesti: a Ferrara all’incremento del 45% del numero di protesti sulle tratte corrisponde quasi il raddoppio dell’ammontare (+89,5% – 5,047 milioni di euro). Nel bellunese l’aumento del numero di protesti
(+28,8%) ha fatto raddoppiare nel 2013 rispetto all’anno precedente il valore totale (+99,9% – 1,767 milioni di euro). In provincia di Reggio Emilia i protesti sono saliti del 16,7% (2013/2012) ma l’ammontare totale è avanzato più velocemente (+64,5% a 6,548 milioni di euro). A Modena il valore complessivo (+10,8% – 13,405 milioni di euro) è cresciuto meno del numero di protesti legati ai vaglia cambiari (+16,6%).
E al Sud spicca il caso di Avellino, con un boom nell’ammontare dei protesti su cambiali: +235,7% nel 2013 rispetto all’anno prima.