Il mondo è rotondo ma ha i suoi angoli bui. Teatro di orrori non sono solo le terre investite dalla guerra ai quattro angoli del mondo, ma anche gli angoli nascosti delle mura domestiche, inaspettate testimoni di delitti i cui protagonisti cambiano nome ma mai identità: femminile singolare. Ennesima notizia di questo lento e invisibile olocausto che non distingue ceti e culture ma rivela una verità sconcertante: una incontenibile esasperazione. Gli ambiti interessati dal fenomeno sono complessi e coinvolgono in primis la coppia ma anche i figli, secondi della lista nei sondaggi, a macchiarsi di crimini familiari. Altro che nido, la famiglia si trasforma nel primo nemico invisibile e inaspettato proprio come in un film horror. Non mi sconvolge solo il numero crescente delle vittime ma che a questo corrisponda un killer, preda di un comportamento collettivo che si impossessa dell’uomo come una pandemia di genere che lo investe rendendolo uomo-animale, non più dotato di comprensione, di ascolto, di self control, irrazionale fino alla follia. I moventi dei delitti, sottoposti ai raggi X dai programmi televisivi non sono mai legalmente legittimi, ovvero sproporzionati all’eventuale offesa scatenante la furia omicida che giammai troverebbe giustificazione. Mi chiedo se sia giusto continuare a parlare delle vittime nel modo in cui si fa creando allarmismo e show, utili certamente alle testate mediatiche piuttosto che seguire un corso che prepari le vittime a riconoscere i segnali di un presagio funesto, provando a definire il profilo patologico con l’aiuto di esperti. Spero che la famiglia riscopra la propria identità e la donna si batta ancor prima che per la carriera, per il bene più prezioso: il rispetto.