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La Chiesa cattolica contro Marino

“Un’ipocrita (e forse ideologica) operazione per il ‘decoro’ urbano. Non un impegno contro il degrado umano, a fianco delle vittime”. Così il giornale del Vescovi, in un durissimo editoriale di prima pagina dal titolo “Degrado capitale”, definisce la proposta dell’amministrazione Marino di creare appena fuori dall’Eur una zona a luci rosse. “Ne proviamo vergogna – ptodeguer l’Avvenire – . Alla vigilia della giornata di preghiera e azione contro la tratta degli esseri umani, Roma – la capitale d’Italia, la città culla e cuore dell’umanesimo cristiano – si fa capofila di un progetto che assomiglia alla polvere celata sotto un tappeto di luci rosse. Un lavarsi la coscienza, come le strade. Non una scelta decisa per affrontare il dramma della prostituzione”.

Gli fa eco un Comunicato dell’Associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi: il suo responsabile generale, Giovanni Ramonda, “condanna con fermezza la scelta dell’amministrazione comunale di Roma di istituire zone di tolleranza per la schiavitù della donna e ribadisce l’urgenza di affrontare il fenomeno della prostituzione come accade in altri paesi europei: contrastando la domanda ed istituendo un sistema di multe progressive per i clienti”. A giudizio della comunità, “l’unico modo per aiutare davvero queste donne è quello di debellare il fenomeno inaccettabile della prostituzione: i clienti sono di fatto primi sfruttatori della donna, e in secondo luogo finanziatori del racket. Debellare la prostituzione è possibile, da mesi abbiamo presentato al governo una proposta di legge per adottar  in Italia il ‘modello nordico’ che sanziona i clienti. Il mondo cattolico deve fare fronte comune prima che la situazione degeneri. Una “scelta fallimentare, perché nessuna donna nasce prostituta, qualcuno la fa diventare, ovvero i clienti e il racket”.

Duro anche il presidente nazionale del Movimento cristiano lavoratori, Carlo Costalli: “Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, dopo aver clamorosamente fallito come amministratore della capitale, e ormai alla ricerca frenetica di un’idea per riscattarsi, ne ha trovata una delle sue, distinguendosi per l’ennesima iniziativa estemporanea e demagogica: la creazione di un quartiere a luci rosse. Quella che potrebbe sembrare a prima vista quasi una boutade è in realtà una decisione sconvolgente, che nasce dalla falsa motivazione di liberare le donne dallo sfruttamento e dalle violenze – continua Costalli -. Come si può pensare, per liberare le donne, di rinchiuderle in ghetti, con quartieri trasformati in vere e proprie ‘case chiuse’ a cielo aperto?”

“Nella giornata in cui a Roma partecipavamo alla fiaccolata della Comunità Papa Giovanni contro la tratta, arrivava la pessima notizia del quartiere a luci rosse all’Eur”: Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia, spiega: “Chi vive nella capitale conosce il degrado urbano, i molti problemi diffusi, dalla povertà crescente alle periferie degradate. Sa anche che a Roma la prostituzione è in crescita, sembra inarrestabile. Un problema sociale gravissimo, dietro al quale ci sono altri due nodi insoluti: quello della sicurezza e quello appunto del degrado. Ciò detto, noi riteniamo che per far fronte allo sfruttamento di queste ragazze si debba intervenire in chiave preventiva, con misure sociali, e sul versante dell’istruzione. Non si può dare una patente di legalità alla prostituzione”.

La Chiesa cattolica dunque, e il mondo cristiano che le sta intorno, alzano gli scudi contro quella che può essere definita una barbarie che non rispetta l’essere umano ma cerca, spostandoli dalla vista, di non risolvere i problemi.

 

 

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