Prima della crisi economica Pomigliano d’Arco era considerato un polo industriale. Ora invece sembra che sia divenuto un paese dove operai, muratori e cassa integrati, non riuscendo a dare una svolta alla loro vita lavorativa – spesso inesistente anche a causa delle varie manovre politiche sbagliate – scelgono la via del suicidio perché non sono in grado di far fronte ai loro problemi economici e non possono quindi aiutare le loro famiglie. Proprio per questo il Vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma, insieme con il sindaco Raffaele Russo, aiutati dai medici e infermieri dell’Unità operativa di salute mentale, hanno deciso di creare un centro per la prevenzione dei suicidi collegati alle difficoltà lavorative ed economiche. L’idea sarebbe di potenziare il centro di ascolto già esistente, intitolato a Paolo Borsellino e Rita Atria, ubicato a Pomigliano, ma che al momento è in funzione solo una volta alla settimana e per poche ore.
Ma la cosa non sembra poi così semplice: infatti il sindaco Russo – medico di professione – è da tempo in lotta contro la dirigenza dell’Asl Napoli 3 Sud che avrebbe intenzione di smantellare il centro per trasferirlo da Pomigliano a Marigliano. Pesanti sono le parole di Mons. Depalma che ha parlato di “una guerra silenziosa che fa strage di lavoratori”. Infatti se si fa un bilancio dei sucidi di cassaintegrati avvenuti nel 2014 il risultato è sconcertante: pochi giorni fa si è tolto la vita un muratore di cinquanta anni; a febbraio si è ucciso uomo di 43 anni da anni cassaintegrato della Fiat; il 21 maggio Maria Baratto, 43 anni, anche lei cassaintegrata del gruppo Fiat; a febbraio il pizzaiolo di 43 anni di Casalnuovo: lui il giorno prima di togliersi la vita, era stato colpito con una multa di due mila euro, perché secondo le autorità la moglie lavorava in “nero” nella pizzeria che gestiva.