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La Boldrini attacca Renzi: è un uomo solo al comando

Non accade di frequente vedere un Presidente della Camera che sveste i panni istituzionali che lo caratterizzano come super partes per sferrare un attacco diretto al Primo ministro. Lo ha fatto Laura Boldrini, infastidita dal metodo usato da Renzi per portare avanti il jobs act. “Bisognava considerare le Commissioni – ha detto -; guai con un uomo solo al comando”. Già, è un fatto che il premier stia portando avantio le proprie battaglie a colpi di forzature istituzionali, necessarie- dal suo punto di vista – a rompere l’immobilismo che ha ingessato l’Italia negli ultimi vent’anni almeno. Ma è un modus operandi che sta provocando scossoni tellurici, politicamente parlando.

“Ci sono stati anche anche dei pareri non favorevoli da parte delle commissioni di Camera e Senato – ha sottolineato sempre la Boldrini – e forse sarebbe stato opportuno tenerli nel dovuto conto”. Non solo. La presidente della Camera ha detto la sua anche sull’impianto generale della riforma: “Credo che non sia nella riforma del mercato del lavoro che si possa davvero puntare per una ripresa – ha rilevato parlando con i giornalisti a margine di una visita a un istituto scolastico ad Ancona – Bisogna crearlo il lavoro, e mi auguro che questa sia una priorità, perché il lavoro è la madre di tutte le emergenze“.

Alla Boldrini risponde a muso duro Debora Serracchiani: “Spiace che la Presidente della Camera che ricopre un ruolo terzo, di garanzia, si pronunci in questo modo sulle riforme portate avanti dal governo, sapendo bene che il parere delle Commissioni non è vincolante. Quanto all’uomo solo al comando, ricordo sommessamente che il Pd é una squadra di donne e di uomini, che portano avanti un lavoro di gruppo, uno sforzo comune, un’idea di futuro insieme”. Ha in seguito aggiunto che il testo “è stato largamente condiviso anche con la minoranza Pd”.

La Serracchiani dunque lancia la bordata, il premier interviene per calmare le acque: “La Boldrini è il presidente della Camera e l’arbitro del gioco parlamentare e la lascio fuori da questi discorsi come è giusto che sia. E’ un problema suo, non nostro. Noi stiamo mandando avanti il programma di governo su quale abbiamo chiesto la fiducia”, ha detto in tv a ‘In mezz’ora’.

Ma l’atteggiamento del primo ministro – nonostante con l’elezione di Mattarella sembrasse aver ricucito con la minoranza dem – ha riaperto le ferite: sul Jobs Act attacca “senza se e senza ma” Matteo Renzi colpevole di aver “schiaffeggiato il Pd” e di aver creato una brutta frattura con il Parlamento. “Renzi ha voltato le spalle a quanto era stato deciso dalle Commissioni parlamentari e a quanto era stato votato all’unanimità dal gruppo Pd”, tuonano Fassina, Cuperlo, D’Attorre.

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