“Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) si stima che tra gennaio e agosto 2014 ben 400 mila persone hanno dovuto lasciare le loro case, 2,7 milioni sono, invece, i rifugiati dall’inizio del conflitto. Si calcola che in tutto il Sudan siano circa 4 milioni le persone che richiedono assistenza umanitaria. Secondo gli ultimi dati, per la fine del 2015 i nuovi sfollati saranno oltre mezzo milione” questi i dati riportati da Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, presso la Commissione Diritti Umani al Senato.
“Assistiamo a un aggravamento della violazione dei diritti umani, alle limitazioni della libertà religiosa, alle persecuzioni verso i cristiani, a stupri di massa e al reclutamento di bambini soldato” ha proseguito Napoli di fronte al senatore Luigi Manconi, Victoria Mbogo di Christian Solidarity Worldwide e l’avvocato Mohaned Mustafa Alnour, difensore di Mariam Ibraheem Ishag, la donna cristiana, condannata all’impiccagione per il reato di apostasia lo scorso maggio e poi salvata grazie alla mobilitazione internazionale.
Dal rapporto di Italians for Darfur emerge che, a distanza di 12 anni dall’inizio del conflitto in Darfur la crisi fa registrare nuovi picchi di violenze. “Abbiamo denunciato anche i recenti stupri, tra cui l’episodio più grave a Tabit, dove sono state violentate 221 tra donne, adolescenti e bambine” ha sottolineato la presidente di Italians for Darfur. Nel 2014, prosegue il rapporto, si è registrato un tale incremento di violazioni dei diritti nei confronti dei cristiani da far entrare il Sudan nell’elenco dei 50 Paesi dove la persecuzione verso i cristiani è più intensa, posizionandosi al sesto posto.