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Internauti creduloni: solo il 60% sa riconoscere le bufale in rete

Solo poco più degli utenti del web riesce a scoprire se un’immagine è stata ritoccata o meno. Il risultato è il frutto di una ricerca condotta dal gruppo dell’università britannica di Warwick guidato da Sophie Nightingale e pubblicato sulla rivista Cognitive Research: Principles and Implications.

Il primo esperimento

Il gruppo ha presentato due distinti esperimenti online a 707 volontari che utilizzano frequentemente internet. Nel primo test è stata utilizzata una raccolta di 40 immagini ricavate da 10 foto originali di Google. Sei di queste sono state manipolate in 5 modi diversi, alcuni fisicamente plausibili e altri no, realizzando 30 immagini manipolate. Ai volontari sono poi state mostrate 10 foto, di cui 5 manipolate e 5 originali, in modo casuale.

Il risultato è stato poco confortante: solo il 60% degli intervistati ha riconosciuto le immagini modificate, ma solo il 45% di questi ha anche individuato l’elemento modificato. “Anche se le persone riescono a capire che c’è qualcosa che non va – ha commentato i dati Derrick Watson, coautore dello studio, riportato da Ansa – non sono affidabili nell’identificare esattamente cosa non quadra”.

Il secondo esperimento

Nel secondo esperimento i ricercatori hanno mostrato a 659 persone un gruppo di immagini, da loro realizzate, senza dire ai volontari che le foto erano state manipolate. Il risultato ha confermato le stime ricavate nel primo test: le immagini manipolate sono state ricostruite nel 65% dei casi, ma – in questa seconda situazione – ci è voluto il 39% del tempo in più per individuare la manipolazione.

L’allarme fake news

L’esperimento ha una importante ricaduta sociale perchè evidenzia quanto fragili siano le “difese” degli utenti del web dinanzi ai fotomontaggi e alle fake news che girano spesso in internet. Ma perchè in tanti ci cascano? Le ragioni per cui si abbocca sono ancora da chiarire, scrive Repubblica. “Un motivo potrebbe essere che le persone tendono a fidarsi troppo della veridicità delle foto”, spiega Nightingale. “Condurremo ulteriori ricerche – conclude – vogliamo capire cosa fare per aiutare le persone a non lasciarsi ingannare”.

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