“Lo sviluppo della piena intelligenza artificiale potrebbe portare alla fine della razza umana”: a dirlo è Stephen Hawking, uno dei più importanti fisici teorici tra XX e XXI secolo, affetto da Sclerosi laterale amiotrofica da quando aveva 21 anni.
Lo scopritore dei buchi neri può comunicare solo grazie a un sensore a infrarossi, che riesce a controllare tramite un muscolo della guancia: da pochissimo, il suo dispositivo è stato collegato agli occhiali. Il sistema aggiornato è stato messo a punto da Intel in collaborazione con la società londinese SwiftKey, che si occupa di software predittivi basati sulle digitazioni della tastiera: forse la recente innovazione avrà spinto lo scienziato a fare questa preoccupante riflessione.
Nel corso di un programma scientifico andato in onda sulla Bbc martedì, Hawking ha messo in guardia sui pericoli dell’Intelligenza artificiale, con parole dirette e previsioni pessimistiche. “Le forme primitive di intelligenza artificiale – ha spiegato il fisico – si sono già da tempo dimostrate utilissime, ma temo le conseguenze di aver creato qualcosa che può uguagliare o sorpassare gli esseri umani. La tecnologia in questione, infatti, può decollare autonomamente e riprogrammarsi ad una velocità sempre più elevata”.
Il suo monito è arrivato come risposta a una domanda sul rinnovo della tecnologia che lui stesso usa per comunicare, che implica una forma di base di intelligenza artificiale. Fra questo sistema e un’intelligenza artificiale “completa”, secondo il fisico britannico, c’è una differenza sostanziale: finora sono state sviluppate forme primitive di intelligenza artificiale, e si sono dimostrate molto utili. “Gli esseri umani – ha sottolineato il fisico teorico – che sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere con le macchine intelligenti, e ne sarebbero sopraffatti”.