I tribali garo nello stato indiano del Nagaland, nel nordest dell’India, sono divenuti imprenditori occupandosi della coltivazione, trattamento e rivendita della gomma, un materiale polimerico dai molteplici usi industriali per la sua elevata elasticità.
Il passaggio da semplici agricoltori ad imprenditori, è stato reso possibile grazie all’arrivo nel 1972 di una suora della congregazione delle Medical Mission Sister: suor Rose Kayathinkara, 74 anni (originaria del Kerala) aveva notato che la terra del Nagaland era fertile e la popolazione tribale dei garo volonterosa. Così, nel 1986, Rose, ha organizzato una campagna “porta a porta” per convincere la popolazione del villaggio di Mendipathar, circa 225 km da Shillong (al confine tra Meghalaya e Assam) a coltivare la gomma come fonte di reddito.
In principio i tribali erano restii a lasciate la loro povera economia di sussistenza perché, per avere un rendimento, la gomma richiede un periodo di lunga gestione. Il ciclo di lavorazione che porta dal polimero al prodotto finito, infatti, richiede quattro fasi: la lavorazione preparatoria (masticazione), la mescola, la formatura e, infine, la vulcanizzazione che, grazie all’azoto, rende l’elastomero molle e plastico.
Una volta che il prodotto era finalmente pronto, occorreva sviluppare un processo di marketing, per aiutare gli agricoltori a immettere il prodotto sul mercato e trovare acquirenti. A tal fine, Suor Rose ha creato una cooperativa, la Mendipathar Multipurpose Cooperative Society, che – avvita nel 1998 con capitale sociale formato da dipartimenti governativi e dai contributi degli agricoltori – ha permesso ai locali di diventare da contadini ad imprenditori, innalzano notevolmente il loro standard di vita.
Inizialmente, la cooperativa commercializzava solo i fogli di gomma. Col tempo sono stati inclusi anche animali da cortile e altri prodotti agricoli come curcuma e pepe nero. La cooperativa li acquista dai contadini e li fornisce a magazzini e negozi. Questa attività ha permesso di creare occupazione per i giovani e le donne garo. Accanto a questa attività, sono nate campagne di sensibilizzazione per diffondere consapevolezza in materia di lotta contro la violenza domestica o violenza sulle donne, molto diffusa nei villaggi.
“Quando vedo che le famigli mandano i bambini a scuola e hanno un tenore di vita dignitoso, sono molto felice”, dice suor Rose a Fides. “Questi bambini di famiglie povere ed emarginate hanno l’opportunità di studiare in buone scuole e inserirsi nel tessuto sociale”, nota la religiosa.
La tribù dei garo vive in Nagaland da tempo immemorabile insieme ad altri gruppi tribali. In passato ha sofferto discriminazione e emarginazione anche dalle istituzioni statali e per questo sono emigrati in altri territori. Sono presenti anche in altri stati indiani del Nordest (in tutto sono circa un milione di persone) e in Bangladesh. Molti di loro si sono convertiti al cristianesimo, attirandosi ulteriormente l’odio dei fondamentalisti indù e mussulmani.
In India le tribù dei tribali e le caste sono definite rispettivamente Adivasi e Dalit (Paria). Queste rappresentano le definizioni ufficiali di diversi gruppi sociali o etnici storicamente svantaggiati, riconosciuti nella costituzione dell’India. Le caste e tribù riconosciute comprendono rispettivamente il 15,6 % e l’8,6% della popolazione indiana. La costituzione elenca 744 tribù in 22 stati e oltre 1100 caste in 29 Stati; dall’indipendenza, le minoranze hanno uno status a cui è garantita una rappresentanza politica, ma ciò non ha impedito la discriminazione e l’impoverimento.