Onde alte 5 metri sferzavano la superficie, un violento temporale sballottava la nave già inclinata. La visibilità era quasi zero e sul traghetto in fiamme la scarpe dei passeggeri iniziavano a fondersi sul pavimento rovente. Una scena apocalittica che ha fatto temere la strage. L’allarme è scattato intorno alle 7.30. La Marina Militare ha attivato le sue unità di pronto intervento (richiamando sul San Giorgio medici e infermieri dagli ospedali militari), i mercantili al largo della costa tra Albania e Italia sono stati precettati al soccorso, la Guardia Costiera è partita in missione. Il “nemico” era multiforme: per i passeggeri c’era il rischio di morire bruciati nel rogo, di affogare nel caso in cui la nave si rovesciasse, di restare congelati quando il freddo e l’umidità avessero iniziato a dare corso all’ipotermia.
L’incendio si è sviluppato nel garage dove c’erano circa 195 vetture. Ma è stato il gelo il rischio più grave, con decine di persone in forte difficoltà. La temperatura corporea infatti scende rapidamente al di sotto dei 35 gradi e ne risente tutto il metabolismo: le nostre reazioni chimiche rallentano, iniziano i problemi di vascolarizzazione, dal cervello che può portare all’incoscenza fino al cuore, che provoca la morte. Bambini e donne (e a bordo ce n’erano tanti) sono quelli più esposti, con una fragilità strutturale più evidente; ecco perché bisognava fare presto.
Nella serata di lunedì la Norman Atlantic è stata agganciata. Il tempo ha dato un po’ di tregua e il traghetto è stato raggiunto dal rimorchiatore Marietta Barretta, partito dal porto di Brindisi. Sulla nave c’erano 478 persone, fra cui 44 italiani. Purtroppo il numero delle vittime è salito a 10: oltre al passeggero greco che si è tuffato in mare per sfuggire al rogo ed è morto di ipotermia sono stati recuperati altri 9 cadaveri. Ci sono anche alcuni feriti non gravi. Operazioni di soccorso durante tutta la notte, grazie agli elicotteri con la capacità di visione notturna.
Secondo i media greci a bordo della nave c’erano oltre 450 persone tra passeggeri e membri d’equipaggio. Sono state salvate 427 persone ed i naufraghi non presenti all’appello sarebbero 38. Sulla nave, dopo la fine del recupero dei superstiti, è rimasto il comandante e pochi ufficiali.
La priorità è stata per tutta la giornata il salvataggio delle persone ancora a bordo. La nave è stata rimorchiata con la prua “al vento”, per garantire una migliore stabilità in funzione delle operazioni di soccorso, quindi la direzione di navigazione è stata stabilita di ora in ora in base a questo criterio. Solo dopo verrà stabilito il porto di destinazione, che viste le distanze potrebbe essere Brindisi, ma anche il porto albanese di Durazzo, che è stato messo in stato di allerta da Tirana.
Non c’erano problemi sulla nave Norman Atlantic, che era “in stato di piena funzionalita’”. Lo chiarisce la Visemar, armatore della nave ora in fiamme sull’Adriatico. Il 19 dicembre 2014 (10 giorni fa), ricorda l’armatore, “il traghetto Norman Atlantic e’ stato sottoposto ai periodici controlli di funzionalita’, come previsto dalle procedure, nel porto di Patrasso (Grecia). I controlli hanno confermato lo stato di piena funzionalita’ della nave”. La nota conferma che “nel corso di tali controlli era stato riscontrato un lieve malfunzionamento di una delle porte tagliafuoco, la numero 112, situata al ponte numero 5, ponte sovrastante a quello da dove sembrerebbe, con le informazioni finora disponibili, essersi sviluppato l’incendio. Tale malfunzionamento e’ stato immediatamente eliminato a soddisfazione degli organi ispettivi competenti e la nave ha potuto prendere servizio. Sul Norman Atlantic vi sono un totale di 160 fra porte e aperture tagliafuoco”.
Erano sei le carenze riscontrate nella nave Norman Atlantic nell’ispezione del 19 dicembre, tra cui quella dell’apertura-chiusura delle porte antincendio, giudicata “malfunzionante” si legge nel rapporto dell’organizzazione internazionale Paris MoU, che ha coordinato l’ispezione. Gli ispettori tra l’altro avevano anche riscontrato l’assenza di luci e batterie di emergenza, e la presenza di dispositivi di chiusura automatica delle porte non a norma.
Le testimonianze
“La nave si è inclinata, siamo in pericolo, bruceremo come topi, non so quanto resisteremo”: gridavano alcuni passeggeri della nave, collegati con i telefoni cellulari. “Sembrava il Titanic” hanno detto in un inglese stentato due sorelle di nazionalità greca soccorse e ricoverate nell’ospedale Perrino di Brindisi. «Ho visto quattro persone morte, con i miei occhi, sono sicurissimo, erano davanti a me – ha detto ai giornalisti un uomo di nazionalità turca, appena sceso dalla nave mercantile che lo ha portato, insieme con altri 48 naufraghi del traghetto Norman Atlantic, nel porto di Bari. Sulla lancia – ha raccontato il naufrago – avevamo quattro morti, due uomini e due donne, credo, perché al buio non si vedeva bene».